Enrico Montesano ha sempre avuto una visione chiara del suo mestiere e del mondo dello spettacolo. Non si considera un comico, ma un “attore comico”. È diverso. “Il comico cerca la risata, l’attore comico cerca la verità. Ho sempre cercato di far ridere con dignità. La risata è una cosa seria“, ha sempre detto nelle sue interviste. Parole che racchiudono la sua cifra artistica e il rigore con cui ha sempre affrontato il palcoscenico.
Il 7 giugno Montesano celebra 80 anni e se c’è un artista che ha attraversato generazioni intere senza mai perdere la verve, la capacità di reinventarsi e soprattutto il sorriso, è proprio lui.
Attore, showman, autore, regista: una figura sfaccettata dello spettacolo italiano, capace di passare dal teatro alla televisione, dal cinema alla radio, con la stessa naturalezza con cui cambia tono una battuta. Una carriera lunga più di mezzo secolo, cominciata in un cabaret romano e sbocciata su tutti i palcoscenici del Paese, fino a diventare un volto imprescindibile della cultura popolare italiana.
Romano doc della Garbatella, figlio (e nipote) d’arte, Montesano ha debuttato negli anni Sessanta prima come imitatore al “Piccolo Teatro Goldoni” poi nel cabaret del “Puff”: storico locale trasteverino fondato da Lando Fiorini, fucina di talenti e banco di prova per un’intera generazione di artisti. È lì che affina una comicità coltissima eppure popolare, in grado di mescolare il romanesco teatrale con l’improvvisazione da palcoscenico e il gusto della caricatura.
Già allora emergevano i tratti che avrebbero fatto di lui un unicum nel panorama italiano: la padronanza scenica, la rapidità nel passare da un personaggio all’altro, la capacità di cogliere il lato grottesco delle cose senza mai perdere la leggerezza. Un comico con la grazia dell’attore e l’istinto dell’osservatore.
Il passaggio alla radio e alla televisione è naturale e fulminante. In radio, con personaggi come il pensionato Torquato, Cocò o la romantica Sally, entra nelle case di milioni d’italiani e scolpisce il suo nome nell’immaginario popolare.
Figure tratteggiate con poche parole, capaci di restituire uno spaccato vivissimo della società italiana del tempo. In TV, varietà come “Dove sta Zazà” e “Mazzabubù” in coppia con Gabriella Ferri lo consacrarono definitivamente, trasformandolo in un volto amatissimo del sabato sera: familiare, ironico, travolgente.
Negli anni Settanta, Montesano comincia a costruire il suo mito. È ovunque: in televisione firma varietà rivoluzionari come “Quantunque io”, che anticipano i tempi per ritmo e impianto, e al cinema trova ruoli cuciti su misura per il suo talento. Emerge una figura nuova: il romano verace, sfrontato, pieno di trovate, ma con un cuore tenero e una nota di malinconia sempre in agguato.
Il personaggio di Armandino Felici detto “Er Pomata” in Febbre da cavallo diventa un cult assoluto, tanto da resistere all’usura del tempo e affermarsi come uno dei ruoli più amati della commedia all’italiana. Al fianco di Gigi Proietti, Montesano regala una prova di irresistibile energia, fatta di tempi comici perfetti e improvvisazioni fulminanti.
Alla soglia degli anni 80 piazza un successo clamoroso con Rugantino di Garinei e Giovannini, al fianco di Alida Chelli, Aldo Fabrizi e Bice Valori. Per anni i teatri che ospitano questo musical e l’altra hit Bravo! registrano sold out.
Gli anni Ottanta sono quelli della consacrazione. In televisione, è il mattatore di “Fantastico 9”, edizione da record che registra picchi d’ascolto mai più raggiunti.
Al cinema continua a inanellare successi: Il ladrone, Il conte Tacchia, I due carabinieri. Alterna ruoli da commedia pura ad altri più sfumati, dove la risata si accompagna a una sottile amarezza. C’è sempre, nella sua interpretazione, una tensione sentimentale, una nota umana che rende i suoi personaggi più che caricature: piccole parabole comiche su vizi, sogni e disillusioni italiane.
Montesano è uno dei pochi artisti capaci di tenere insieme il palcoscenico del Sistina e il prime time televisivo, il varietà leggero e la regia cinematografica. Non si è mai rinchiuso in una forma, e forse per questo il pubblico non si è mai stancato di lui.
Negli anni Novanta e Duemila continua a sperimentare: torna a dirigere, porta a teatro commedie di grande successo, firma one-man-show e sitcom. Il suo Pazza famiglia anticipa i modelli delle serie domestiche italiane, mentre in teatro incarna con brillantezza persino ruoli ispirati a film come Mrs. Doubtfire. Sempre pronto a mettersi in gioco, anche da senior, partecipa a show come “Tale e Quale” o “Ballando con le stelle”, confermando un carisma naturale che non conosce stagioni.
Parallelamente alla carriera, anche la sua vita privata ha seguito un percorso intenso. Ha avuto sei figli da due relazioni importanti e ha sempre cercato di tenere la famiglia al riparo dai riflettori, pur senza mai nascondere l’importanza che affetti e legami familiari hanno avuto nel suo equilibrio personale. Riservato ma presente, ha scelto spesso la discrezione anche nei momenti difficili, preferendo parlare di sentimenti più attraverso i personaggi che attraverso interviste.
“La famiglia è il mio rifugio, la mia misura delle cose“, ha dichiarato in un’intervista, sottolineando come la vita domestica sia stata per lui fonte di stabilità e ispirazione, anche nei momenti di maggiore esposizione pubblica. Riservato ma presente, ha scelto spesso la discrezione anche nei momenti difficili, preferendo parlare di sentimenti più attraverso i personaggi che attraverso interviste.
Il suo stile? Un misto calibratissimo di verve popolare e finezza artigianale. Capace di scivolare dal romanesco più colorito alla riflessione amara, dal lazzo all’aforisma, dal gesto farsesco all’occhiata che dice più di mille parole. Montesano ha incarnato il meglio della tradizione comica italiana: la maschera umana, mai troppo sopra le righe, capace di far ridere e pensare. Ha portato in scena e sullo schermo un’Italia che si arrangia, che sogna, che inciampa, ma si rialza sempre con un sorriso.
Oggi che spegne ottanta candeline, Enrico Montesano resta un punto di riferimento per chiunque voglia capire cosa significa davvero fare spettacolo in Italia. Il suo talento, la sua energia, la sua generosità artistica non hanno perso un grammo di intensità. Anzi: a rivedere oggi certe sue interpretazioni, ci si accorge di quanto sia stato capace di lasciare un segno profondo, non solo nel cuore del pubblico, ma anche nella grammatica della comicità.
Nata il 6 maggio 1975, ha esordito nel lungometraggio di finzione con Cosmonauta (2009), e di recente ha diretto la serie Fuochi d’artificio, nel frattempo mettendo al centro del suo racconto cinematografico lo sguardo femminile, con Nico, 1988, Miss Marx e Chiara
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