Due voci dal corto italiano: Grandinetti e Sorcinelli a Pesaro 61

I registi marchigiani di 'Majonezë' e 'La confessione', presentati e premiati durante il festival, ci hanno raccontato la genesi dei loro lavori


PESARO – La Fondazione Marche Cultura – Marche Film Commition ha premiato, in occasione della 61esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, i corti di tre autori marchigiani: Giulia Grandinetti, Gianluca Santoni e Nicola Sorcinelli. Abbiamo intervistato due di loro per farci raccontare meglio i loro progetti.

Giulia Grandinetti, regista del corto Majonezë, finalista ai David di Donatello 2025 e ai Nastri d’Argento, ha parlato di come l’idea per il film sia nata da un viaggio che fatto nel gennaio 2019 con il suo ex compagno: “In realtà il corto non nasce da un’esigenza specifica di affrontare un tema ma semplicemente dalla curiosità di mettere in moto dei ragionamenti. La chiave è stata il concetto di un amore ostacolato dalla società applicato poi alle culture che ho incontrato in questo viaggio che ho compiuto nei Balcani e durante il quale ho visitato Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania, Bulgaria e Turchia. Lì, ho parlato con le persone e mi sono posta alcune domande su come si possa sviluppare un amore in un contesto dove per anni ci sono stati dei conflitti tra lo Stato, tra la politica, tra la cultura. Sono arrivata ad innamorarmi in qualche modo di un paesino, Ersekë, in grado di restituirmi questo sapore fuori dal tempo e allo stesso tempo un contatto con delle tematiche estremamente centrate rispetto a quello che stavo ricercando. In realtà come spesso accade in tanti processi creativi semplicemente negli anni la storia è venuta da sé intrecciandola ovviamente a delle mie esigenze personali e rendendo creativi tutti gli elementi che avevo conosciuto e incontrato durante il viaggio”.

Parlando della possibilità di girare un lungometraggio come conseguenza del corto, la regista ha affermato: “L’idea di poter sviluppare questo corto come un lungometraggio non c’è innanzitutto per il semplice fatto che per me i cortometraggi sono delle opere d’arte a se stanti. Non ho mai veramente concepito la creazione di un corto come uno step necessario per farne poi un lungo. Senza dubbio sarebbe molto interessante sapere cosa la nostra protagonista potrebbe fare dopo il finale, però è anche bello che il corto abbia questa funzione di lasciare in mano allo spettatore l’immaginazione del futuro della sua protagonista. Dal mio punto di vista, ad oggi, sento che è giusto che Majonezë sia stato concepito e che resti come un cortometraggio”.

Grandinetti si è detta contenta del fatto che il corto sia stato accolto bene sia all’estero che in Italia: “Ho ricevuto riconoscimenti sia da giurie tecniche, quindi da professionisti del settore, sia un grande apprezzamento da parte del pubblico. E questo, per me, è forse l’aspetto più importante: sapere che il mio lavoro arriva a un pubblico ampio, non solo agli addetti ai lavori, mi riempie di gioia”.

“Credo che oggi ci sia la necessità di fare in modo che i film facciano veramente da specchio alla realtà. Non è sufficiente creare uno specchio solo per mostrare quello che accade ma è necessario lanciare una prospettiva anche su quello che forse succederà.  Spero sempre che i nostri film non siano operazioni passive, limitate a rappresentare ciò che non ci piace. Vorrei invece che, partendo proprio da queste situazioni critiche, i film potessero offrire strumenti narrativi e visivi in grado di arricchire il pubblico, stimolandolo verso un’azione, una presa di posizione. Perché, anche se oggi ci sentiamo spesso paralizzati, rallentati o bloccati da molti meccanismi che ci circondano, credo sia proprio questo il momento di risvegliare quella possibilità di azione e potere che, in fondo, abbiamo ancora,” ha ribadito la regista. Infine, ha concluso che il cortometraggio, nella sua forma breve e spesso indipendente, può ancora sganciarsi dalle dinamiche produttive canoniche, portando al suo interno il potere intrinseco di andare dritto verso una questione, abbracciando lo spettatore e facendolo sentire meno solo: “Spero che il mio film possa rientrare in quella categoria di cortometraggi che non si limitano a essere semplici opere cinematografiche, ma che, mi permetto di dire, oso considerare anche come opere in senso più ampio: antropologiche, politiche, umanitarie. Opere capaci di aprire squarci di prospettiva su un futuro ancora incerto, ma inevitabile, che dovremo essere pronti ad accogliere nel modo migliore possibile”.

Nicola Sorcinelli, regista de La confessione, anche lui nominato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, ha spiegato che l’idea del corto nasce dal desiderio di raccontare un sentimento universale: la fine di un amore, o l’allontanamento da una persona cara. “Si tratta un’esperienza che, in un modo o nell’altro, attraversa tutti. Ma più che il distacco in sé, mi interessava esplorare quella fase sospesa, quel dolore intimo e invadente che ti chiude in una bolla, ti stacca dal mondo e ti fa ignorare tutto ciò che accade intorno. Nel nostro racconto, quel dolore diventa talmente totalizzante da oscurare persino l’arrivo imminente di una catastrofe. I protagonisti, chiusi nel proprio smarrimento, non riescono più a vedere nulla al di fuori di sé, nemmeno l’apocalisse che incombe. Mi interessava accostare un’emozione minima a una messa in scena epica, perché quando soffriamo, anche ciò che ci sembra ‘piccolo’ dentro di noi ha le proporzioni di una fine del mondo. Il dolore privato diventa più assordante del rumore del mondo che crolla,” ha spiegato.

“Non penso che questa storia possa essere adattata a un lungometraggio e non credo debba esserlo. Ho voluto raccontare un istante di vita, una parentesi fragile e intensa, e proprio per questo il formato del cortometraggio mi è sembrato il più giusto: un piccolo dipinto, intimo e concentrato, ritagliato all’interno di due vite. Devo dire che il corto mi ha già regalato tantissime soddisfazioni. La nomination ai David di Donatello e quella ai Nastri d’Argento sono due traguardi che hanno superato di gran lunga le mie aspettative. Sono profondamente onorato e felice di questo riconoscimento. In più, il film sta continuando il suo viaggio partecipando a numerosi festival in tutto il mondo, e anche questo è motivo di grande orgoglio. Insomma, tutto quello che sta succedendo è oltre ciò che speravo quando ho iniziato a lavorarci,” ha aggiunto il regista.

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23 Giugno 2025

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