DiCaprio incorona De Niro: “E’ stato l’idolo di una generazione di attori”

Leonardo DiCaprio ha consegnato a Bob De Niro la Palma alla carriera, Juliette Binoche ha ricordato la fotoreporter palestinese Fatima Hassouna


CANNES – Con l’urlo scatenato di un buffo Quentin Tarantino in versione Totò – “il festival di Cannes è apertoooo” – si è alzato il sipario sul 78° Festival di Cannes, aperto dalla proiezione fuori concorso della commedia Partir un jour di Amélie Bonnin, ritratto di una giovane chef dalla vita privata confusa con inserti musicali tra cui una versione riveduta e corretta, affidata a Dominique Blanc, di Parole Parole Parole, il celebre brano di Mina e Alberto Lupo replicato in Francia da Dalida e Alain Delon.

Momenti clou della serata, condotta da uno spiritoso e arguto Laurent Lafitte, l’omaggio alla presidente della giuria Juliette Binoche e la Palma d’oro alla carriera a Bob De Niro, che ha lanciato il suo appello per la libertà dell’arte e il sostegno al lavoro degli artisti.

“L’arte cerca la libertà, unisce le persone, include la diversità. Ecco perché rappresentiamo una minaccia per gli autocrati del mondo, ma la creatività non ha prezzo”, ha detto. L’immenso attore di Taxi driver, oggi 81enne, ha una lunga storia d’amore con il festival e con il collega Leonardo DiCaprio che gli ha consegnato la Palma. “Per un’intera generazione di attori – ha detto Leo – lui è stato un modello, il nostro idolo, ha ridefinito il cinema, un mito che ci ha ispirati per la sua capacità di immergersi nei personaggi, uno specchio in cui guardarci, ma anche per chi come me ha la fortuna di conoscerlo e lavorarci una persona di una grande forza interiore e umanità”.

De Niro ricorda la sua prima volta a Cannes, nel 1973 con Mean Streets e l’ultima 50 anni dopo con Killers of the Flower Moon, due film guarda caso di Martin Scorsese, mentre DiCaprio, poco più che adolescente, divise con lui la scena in Voglia di ricominciare, dove fu scelto proprio dal collega più anziano. I due si abbracciano una, due, tre volte e sembrano davvero un padre e un figlio. De Niro è emozionato, commosso e politicamente ispirato, quando parla dell’America contemporanea.

Così l’apertura di Cannes, ancora una volta, è nel segno dell’impegno politico e dell’attenzione ai destini del mondo. Lafitte cita anche Zelenskyj, mentre Juliette Binoche ricorda la giovane fotoreporter palestinese Fatima Hassouna, sterminata con la famiglia in un bombardamento israeliano a Gaza a metà aprile, il giorno dopo che il suo film Put Your Soul on Your Hand and Walk era stato incluso nella selezione di Cannes. “Fatima avrebbe dovuto essere con noi stasera, ma l’arte rimane. È la potente testimonianza delle nostre vite, dei nostri sogni”, sottolinea la grande attrice, rilanciando l’appello di oltre 400 personalità del cinema mondiale, da Pedro Almodovar a Richard Gere, che hanno chiesto al festival di rompere il silenzio di fronte al “genocidio” a Gaza. “Cambiare rotta – è l’auspicio di Binoche – contro l’immensità di questa tempesta che stiamo vivendo di guerra, povertà, cambiamento climatico, misoginia: i demoni della nostra barbarie non ci danno tregua”.

Anche per lei tutti in piedi in una sala affollata di star e molto partecipe – tra gli ospiti anche Pierfrancesco Favino che sarà domani protagonista con Enzo di Robin Campillo, presentato alla Quinzaine des Cinéastes. E dopo il ricordo di Émilie Dequenne, l’attrice belga lanciata proprio a Cannes dai Dardenne e stroncata troppo giovane da un cancro, c’è la grande emozione per David Lynch con la performance musicale di Mylane Farmer e le immagini di Cuore selvaggio.

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13 Maggio 2025

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