CANNES – Non poteva mancare il giocattolone in 3D all’onnivoro Festival di Cannes. E così si passa agilmente dalle lacrime di commozione di Nanni Moretti alle lacrime di gioia di una bella ma pericolosa sirena, il cui pianto è fonte di eterna giovinezza se bevuto in una preziosa coppa. Accade in Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare, ovvero il quarto capitolo del dorato “franchise” (ha incassato 2,7 miliardi di dollari), ospitato fuori concorso qui sulla Croisette. Giusto giusto ad aprire il primo week end, veramente affollatissimo nonostante il cielo plumbeo che promette piogge torrenziali. Ma sono torrenziali anche le frotte di fans di Jack Sparrow, soprattutto donne naturalmente, che si accalcano fuori dal Palais alla ricerca di un raro biglietto per la proiezione della sera. E mentre questo quarto episodio – il più breve della serie e il primo in 3D, usato in modo pittoresco ma complessivamente inutile – sta per debuttare (per esempio in Italia, dove uscirà il 18 maggio), già si parla del successivo. La sceneggiatura del quinto episodio è infatti appena stata consegnata da Terry Rossio alla Disney. Si sa anche che alla regia ci sarà di nuovo Rob Marshall, che ha sostituito Gore Verbinski, assicurando un aspetto molto coreografico alle numerose scene d’azione, grazie alla sua esperienza maturata nel musical d’autore con due titoli al suo attivo come Nine e Chicago. Anche se il papà del pirata resta sempre il produttore Jerry Bruckheimer.
Intanto il divo di Chocolat, l’attore feticcio di Tim Burton, tre volte candidato all’Oscar (per La maledizione della prima luna, Neverland e Sweeney Todd), l’attore più pagato di Hollywood, è apparso col suo solito look da zingaro (braccialetto di cuoio, anelli d’argento e occhialetti tondi) e ha confermato che non disdegnerebbe di continuare a incarnare un personaggio che, dal 2003 a oggi, ha accresciuto enormemente la sua già titanica popolarità. Afferma anche di metterci sempre qualcosa di nuovo, nonostante la serialità dello schema: “La sfida è proprio trovare per Jack Sparrow qualche aspetto inedito. Mi sono ispirato ancora una volta ai cartoni animati che guardo con i miei figli: del resto ho sempre detto che lui è la versione umana di Bugs Bunny“. Anzi, un incrocio tra un cartone animato e Keith Richards, che appare anche stavolta nel ruolo di papà Sparrow. Anche Geoffrey Rush torna in campo come Barbossa e Kevin R. McNally è sempre Joshamee Gibbs. La principale novità di un film piuttosto cupo, a tratti persino noioso, tranne che per l’incredibile scena dell’assalto delle sirene, è invece Penelope Cruz nel ruolo dell’intrepida piratessa Angelica, una vecchia fiamma del Capitano Sparrow, da lui sedotta e abbandonata, che è quasi un suo alter ego femminile. Quando si incontrano lei è vestita come lui, con tanto di baffi, pizzetto e occhi bistrati, con le treccine rasta che spuntano da sotto la bandana. Da quel momento è tutto un susseguirsi di schermaglie amorose, a fin di spada e di lingua, a terra e in navigazione. Senza timore di sfidare la superstizione che non vuole le donne a bordo di barche e velieri, specie se popolate da coriacei uomini della filibusta.
Bisogna dire che Penelope – che si scoprì incinta proprio su questo set e usò come controfigura la sorella Monica – se la cava benissimo, anche nei duetti con il presunto padre, il pirata Barbanera (Ian Mc Shane) che non esiterebbe a sacrificarla per attingere alla vita eterna. Mentre il versante romantico è affidato stavolta, assenti Orlando Bloom e Keira Knightley a un predicatore bellimbusto (Sam Claflin) che s’innamora di una delle sirene (Astrid Bergès-Frisbey) e offre il destro per la battuta migliore del film: “Difendo la posizione del missionario”.
Intanto tra Depp e Rob Marshall è stato colpo di fulmine, se è vero che il regista lo dirigerà anche in L’uomo ombra e che ha detto di lui. “Johnny è un grande ballerino, grande come Fred Astaire“.
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