CUT, LABORATORIO UNIVERSITARIO


L’audiovisivo al Campus ha fatto centro. Cut, il Laboratorio di produzione digitale, nato 3 anni fa all’interno della facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza di Roma, è diventato una realtà potenzialmente competitiva, pronta ad accogliere le proposte di qualche investitore coraggioso.
Spaghetti odio Nonostante le premesse tempo fa non fossero buone, oggi il gruppo di studenti universitari, guidato dal docente Enzo Papetti, ha presentato, nella cornice della facoltà di Sociologia , opere interessanti. Il gruppo ha sperimentato e realizzato nuovi format, applicando modelli produttivi americani ben pianificati.
Essenziale è stato l’orientamento al mercato: “Abbiamo lavorato tenendo a mente che dovevamo creare prodotti per uno specifico committente (Cult Network, il canale tematico di Stream, ndr.) – racconta la giovane producer Erica Monello – e abbiamo puntato su una standardizzazione delle procedure”.
Gli 80 studenti coinvolti nel progetto si sono così suddivisi in gruppi con diverse professionalità: dai soggettisti sceneggiatori ai registi, ai tecnici. “Ho detto chiaramente a chiunque intendesse partecipare – continua Papetti – dimenticate di essere autori, imparate un mestiere”.
E Ciro De Caro, giovane filmmaker: “Ci siamo dedicati in modo quasi maniacale a un lavoro di preproduzione”. E il risultato, il cortometraggio Spaghetti odio ispirato ai modelli produttivi di Amélie Poulain di Jean Pierre Jeunet e a quelli narrativi de L’odio di Mathieu Kassovitz, è di buon livello.
“I finanziamenti sono rimasti gli stessi – precisa Papetti – E’ migliorato il gruppo, la volontà di acquisire professionalità”. La particolarità di questo progetto è il suo inserimento all’interno di un percorso formativo, quello universitario, che segue dei precisi obiettivi di ricerca. Dopo le “Pillole”, cioè intervalli mirati che giocano sull’immaginario letterario e cinematografico e gli “Scratch movies”, sono stati realizzati, sempre su commissione di Cult Network e il suo direttore generale Massimiliano Fasoli, “60 secondi dalla fine”, ovvero 60 cortometraggi di un minuto ciascuno. “Lavorando con un format specifico – racconta la direttrice di produzione Silvia Belleggia – abbiamo potuto creare corti dalla struttura più o meno narrativa”. E’ già in cantiere da marzo, la preproduzione di altri 20 cortometraggi.
Che qualche produttore, oltre Massimiliano Fasoli di Cult Network, si faccia avanti.

autore
20 Febbraio 2003

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