Centorame e Spollon, la grammatica affettiva dell’assenza

'Come fratelli' di Antonio Padovan – con Ludovica Martino e Giuseppe Battiston - Fuori Concorso al Taormina Film Festival 2025


Nelle mani di un altro regista, Come fratelli potrebbe scivolare nel melodramma programmatico o nella commedia di buoni sentimenti. Antonio Padovan (Finché c’è prosecco c’è speranza, Il grande passo) tra lutto e rinascita, guarda al dolore con rispetto, alla famiglia con coraggio, e al soggetto maschile/paterno con una pietas silenziosa, senza dimenticare un tocco di costante lievità.

Due donne. Due vite spezzate. Due uomini che restano, con loro i rispettivi bebé. È da questa frattura che si apre il film, nella selezione del Taormina Film Festival 2025. Due amiche, legate dalla vita e dalla maternità condivisa, vengono a mancare improvvisamente per un incidente. I loro compagni — Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon — restano padri soli da un giorno all’altro, uomini colmi di vuoto, semplicemente due sopravvissuti.

Padovan non li costringe a un’evoluzione forzata, non li guida verso una composizione pacificata. Piuttosto, li osserva. Li lascia inciampare nel dolore, accarezzare la possibilità di una forma di vicinanza. E mentre crescono i figli — due neonati diventati orfani prima ancora di sapere cosa sia un abbraccio — nasce anche tra loro un legame fragile e tenace, una sorta di fratellanza imposta. Un’alleanza imperfetta ma necessaria.

Nel cuore di Come fratelli pulsa una domanda antica e radicale: cos’è una famiglia? Padovan sceglie di rispondere percorrendo la via dell’esperienza: i due protagonisti si ritrovano a co-abitare gli spazi del quotidiano, a condividere latte caldo e silenzi, ad affrontare notti insonni e pannolini sporchi, come fossero prove iniziatiche. E in questo convivere goffo, nell’oscillazione continua tra il bisogno e il pudore, si apre uno spazio di verità. La famiglia che si costruisce non ha nulla di eroico né di esemplare. È un tentativo, un esperimento emotivo. E proprio per questo, è credibile.

Il personaggio di Centorame trattiene la rabbia come fosse veleno e guarda il mondo con occhi bassi, quasi a chiedere scusa per essere sopravvissuto. Pierpaolo Spollon gioca su misura e tenerezza: l’ironia con cui smorza il dolore non è mai fuga, ma tentativo disperato di restare umano.

Giuseppe Battiston — presenza più laterale ma decisiva — con la sua consueta naturalezza dona spessore a un ruolo che avrebbe potuto essere solo funzionale: il suo personaggio è un osservatore, un uomo che ha già attraversato la frontiera e ne conosce le leggi. Con una battuta, uno sguardo, un silenzio, Battiston apre varchi di senso. È il testimone di una possibilità: che la vita, per quanto piegata, possa ancora generare senso.

La sceneggiatura è costruita per sottrazione, molto viene suggerito. Il dolore non è mai spettacolarizzato, ma s’incarna nei dettagli. E la regia accompagna, non dirige: Padovan compone una partitura visiva fatta di interni vissuti, atmosfere domestiche e intime: il film predilige l’ascolto, la prossimità, la vulnerabilità.

L’equilibrio appena raggiunto tra i due protagonisti viene però destabilizzato dall’ingresso di una terza figura femminile (Ludovica Martino), ma Padovan evita il cliché: il nuovo ingresso non è elemento di rottura, ma di chiarificazione. È il catalizzatore di domande che i due uomini non avevano ancora osato formulare: è possibile essere padri senza madri? Si può fondare una famiglia senza sangue in comune? E qual è il limite tra alleanza e dipendenza? Il film non fornisce risposte, ma osa mostrare il disorientamento e la bellezza di ciò che resta quando tutto è perduto: il bisogno disperato di prossimità, di legami che non siano solo ruoli, ma scelte.

Come fratelli non chiude il cerchio, non suggella alleanze definitive: lascia aperti spiragli, come finestre che respirano in case abitate da fantasmi, ed è proprio in questa sospensione che il film trova forza. Non racconta la “famiglia nuova” come un manifesto ideologico, ma la osserva come possibilità fragile, come costruzione quotidiana, senza proclami, senza slogan, con uno sguardo poetico, profondo, umanissimo.

Il film esce il 26 giugno al cinema con 01Distribution.

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14 Giugno 2025

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