Claudio Casisa: “Bisogna allenarsi al cambiamento”

A un anno dalla separazione con Annandrea Vitrano, con cui ha creato il duo comico I Soldi Spicci, l'attore e comico palermitano racconta la sua nuova vita da trentenne single nel podcast 'Vado a Sopravvivere da Solo'


Un anno dopo l’annuncio ufficiale della separazione con la compagna di vita e di arte con cui ha creato il duo comico de I Soldi Spicci, Claudio Casisa continua a ragionare e ironizzare sulla sua nuova condizione di trentenne single. Concluso con successo il tour teatrale italiano di Spaiato, lo spettacolo diretto proprio dalla sua ex Annandrea Vitrano, l’attore palermitano ha appena dato vita a un progetto tutto nuovo: il podcast Vado a Sopravvivere da Solo. Per la prima volta in veste di intervistatore/presentatore, Casisa conversa con ospiti sempre diversi (i primi sono uno chef e una farmacista) per offrire al suo pubblico una sorta di manuale per single: una collezione di consigli utili, filtrati dalla sua esperienza personale, per chi si trova a vivere da solo per la prima volta.

Al fianco di Annandrea Vitrano, Casisa ha firmato tantissimi video sul web, spettacoli teatrali e due film (La fuitina sbagliata e Un mondo sotto social), tutti targati I Soldi Spicci. Ora, senza dimenticare il passato, è arrivato il momento di esplorare strade diverse, in primis l’esperienza al tempo stesso entusiasmante e traumatica dell’essere tornato single.

Claudio Casisa, come sta andando questa prima esperienza da conduttore? Senti il peso di non avere alle spalle un testo su cui fare affidamento?

Chi viene dal teatro è sempre abituato ad aver tutto scritto: i copioni, i testi. Poi io sono un tipo molto perfezionista, quindi mi piace tanto scrivere: dietro tutti i miei video c’è sempre dentro un minimo di scrittura. Qui invece mi sto misurando con un nuovo linguaggio: ovviamente mi scrivo tutte le domande, però la cosa bella del podcast è che da una domanda deve venire fuori una chiacchierata in modo del tutto spontaneo. Il che mi mette non poca ansia. Questo è il motivo per cui all’interno del podcast ho inventato questa figura, il “suggeriautore”, che qualora non dovesse venirmi una parola, è pronto a intervenire. E, in ogni caso, c’è sempre il montaggio a salvare tutto. Siccome parlo di un argomento a me molto vicino, quello dell’essere single, alla fine mi lascio trascinare dagli ospiti. Mi sto tanto divertendo. Mi sento un po’ una belva single.

Quanto è importante per un comico, un artista, sapersi reinventare?

Questo forse è il messaggio più bello che mi piace poter dare in questi anni. Nonostante la scelta di lasciarsi con Anna sia stata condivisa, perché ci eravamo resi conto che quel tipo di amore era finito, la vita cambia. Cambia la routine, cambiano le abitudini e, nel mio caso, cambia anche il lavoro. Avendo tutto incentrato sulla coppia, adesso ognuno sta prendendo la propria strada, la direzione che sognava, c’è questa curiosità di rimettersi in gioco anche da solo. È bello lasciare un messaggio a tutte le persone che si sono lasciate e si trovano in un momento down della vita: queste sono occasioni per potersi reinventare, potere rinascere. La vita è fatta di cambiamenti. Anche se speriamo di avere una vita statica, bisogna allenarsi al cambiamento perché la vita lo esige. Quindi meglio farsi trovare pronti e sorridere alla vita.

Quanto era importante lavorare con Annandrea dal punto di vista della creatività?

Intanto adesso devo dire il doppio delle cose. Quest’anno ho fatto il mio primo spettacolo da solo, ritrovarmi lì da solo sul palco è stata una bella botta, perché insomma ero abituato ai tempi di coppia: lei alzava, lei costruiva e io poi chiudevo la battuta. Adesso invece devo costruirmi tutto il set up delle battute. Sono una persona che trae comicità dalla vita, quindi convivere con una personalità come quella di Anna mi dava tanto tanto materiale. Anche perché Anna è veramente esaurita (ride ndr.), quindi mentre litigavamo, dicevamo: aspetta, questa cosa è stupenda, ci facciamo un video sopra. Adesso sono alla ricerca di una nuova fonte di ispirazione: non è più una persona, ma la mia stessa vita. Questo è il motivo per cui nel podcast racconto di alcune avventure che sto avendo con delle ragazze con le quali esco. Ho semplicemente spostato l’asse dell’attenzione su questa nuova fase della mia vita, che è un’avventura.

Questo tema ha dato vita a uno spettacolo, ora a un podcast: il prossimo step è un film?

Tanti amici che lavorano nel cinema me lo hanno chiesto: il problema è che di film su persone che si lasciano ne sono stati fatti tanti e, tutte le volte, la risoluzione del protagonista arriva quando ritrova una nuova persona. E non c’è cosa più sbagliate secondo me, perché la risoluzione non la devi trovare in una nuova persona, ma la devi ritrovare in te stesso: se tu prima non ti risolvi e non riesce a stare bene con te stesso, è inutile che ti metti nuovamente accanto a una persona. Il cinema, da questo punto di vista, ci ha dato sempre esempi sbagliati, quindi se mai dovrò fare un film sulla vita da single, di sicuro non si chiuderà con me che trovo una nuova persona, ma semmai con me che trovo un equilibrio con me stesso. Che è quello che auguro a tutti. In ogni caso, ci sto pensando, però per il momento ho bisogno della mia comfort zone, ovvero il teatro. Spaiato è andato molto bene, ho fatto una tournee nazionale e sto già scrivendo quello nuovo. Il cinema tornerà, ma non adesso.

Com’è stato lavorare sul set del film 30 anni (di meno)?

Mi sono divertito tantissimo, anche se interpretavo Antonio Catania da giovane, e dire a un palermitano devi fare Catania da giovane, non è stato proprio un ottimo inizio (ride ndr.). Per me è stata veramente una scuola di cinema, perché ero circondato da Massimo Ghini, Antonio Catania, Nino Frassica, Greg, che sono attori navigati nel mondo della commedia, quindi io li guardavo con un bambino guarda i propri idoli. Tra l’altro quel film è molto carino perché ci sono proprio due generazioni: ci sono i grandi e tanti giovani, come me, Claudio Colica, Giulia Gorietti. Era bello vedere proprio questa contrapposizione.

Per la prima volta non interpretavi un personaggio costruito su te stesso. Come è stato lavorare su un personaggio condiviso con un altro attore?

Sì, non facevo Claudio Casisa: mi hanno arricciato i capelli, mi hanno dovuto mettere pure dei peli nel petto, perché non ne ho. In realtà speravo di poter passare più tempo con Antonio Catania. Ci siamo visti due volte e mi ha detto: guarda, io so parlare il palermitano, quindi facciamo che io mi avvicino a te. È stato molto carino da questo punto di vista. Erano più delle somiglianze di costume che caratteriali.

Come guardi alla nuova classe comica siciliana, composta da nomi come I Sansoni, Roberto Lipari, Angelo Duro? Che rapporto avete tra di voi?

Secondo me è una bomba. Siamo tutti molto amici ed è anche bello che comunque ognuno stia seguendo la propria strada: i Sansoni con il loro primo film, Lipari già ne ha fatti due, noi pure. Sembra che da Palermo stia venendo fuori un bel fermento cinematografico. Angelo Duro è uscito quest’anno, ma lì stiamo parlando di un fenomeno fuori controllo, stiamo parlando del nuovo Checco Zalone. Ci prostriamo a lui che ha riempito i teatri per due anni. La bravura nostra è stata quella di fare un percorso più lineare di altri influencer che dal web sono passati direttamente al cinema. Passando dal teatro, abbiamo educato il pubblico a pagare un biglietto per noi e poi quel pubblico è uscito volentieri anche per andare al cinema. Chi salta il passaggio teatrale, rischia di non avere successo. Sarà che veniamo dalla tradizione di Ficarra e Picone: anche loro alternavano cinema e teatro, e poi alla fine il pubblico diventa unico. Il sogno è quello di fare un film collettivo, tra noi i Sansoni, Lipari. Magari facciamo venir fuori una bella commedia corale.

Pensi che le piattaforme siano un buon veicolo per le nuove commedie?

Io sono assolutamente pro piattaforme. Purtroppo, io credo che il cinema ultimamente non si stia aggiornando e non sia al passo con le piattaforme. È chiaro che per scendere da casa e spendere 10 euro per un film, ne deve valere la pena. Anche se quest’anno sono usciti film che hanno fatto bei risultati, secondo me il genere più colpito è la commedia. Un genere che avrebbe bisogno di cambiare linguaggio. Lo dico proprio da amante dalla commedia, non da uno che la fa. Cioè io guardo tante commedie e il più delle volte non mi fanno ridere. Forse c’è stata una saturazione del linguaggio. La commedia sulla piattaforma funziona meglio, perché il pubblico abbassa le pretese rispetto al cinema.

Che rapporto hai con il web che ti ha dato la popolarità?

Il web rimane sempre un posto meraviglioso se utilizzato con criterio: è sempre una vetrina pazzesca. Io continuo a riempire i teatri perché faccio web. Il podcast sembra essere un po’ il passo successivo di noi influencer di vecchia data. Noi siamo i pionieri del web. Adesso vengono fuori quelli nuovi e fanno parte di una seconda generazione. Basta pensare ad Alessio Rubino, che però è figlio del mondo verticale, di Tik Tok. Io sto sempre attento a quello che succede sulla scena del web perché bisogna essere sempre attivi e aggiornati. Ecco penso che Rubino sia la conferma che da Palermo stanno venendo fuori tante belle realtà. Il web poi è invaso di personaggi trash, che hanno proprio un altro linguaggio. Ma credo che il pubblico sappia riconoscere la qualità, anche sul web, e io spero di essere sempre da questo altro lato, quello della qualità.

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06 Luglio 2025

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