Christian De Sica fa sul serio ai Ciak


Christian De Sica è raggiante. Ha appena ritirato un SuperCiak speciale e il severo critico Paolo Mereghetti, anche detto l’uomo delle stellette, ha fatto parziale autocritica per le tante stroncature delle sue commedie di Natale, mentre Domenico Procacci sta per produrre un film dal romanzo di Edoardo Nesi, “L’età dell’oro”, che lo vedrà alla prima prova drammatica al cento per cento, nel ruolo di un industriale di Prato, fallito, invecchiato e affetto da un cancro, e del suo viaggio insieme a una ragazza anche lei maltrattata dalla vita per recuperare una paternità forse impossibile. L’attore intanto è impegnato in palcoscenico con “Parlami di me”, un successo di pubblico ma anche di critica (gli è arrivato un premio Flaiano): “Venitemi a vedere, recito anche brani di autori importanti come Cechov”, raccomanda ai giornalisti presenti. E aggiunge: “A 56 anni suonati è finalmente arrivato il riconoscimento dell’intelligentsia”.
Tra tutti i premi al cinema italiano – forse troppi, secondo alcuni – la serata dei Ciak d’oro è sicuramente la meno caotica, la più rilassante: il bellissimo giardino della Mondadori di Via Sicilia, protetto da un tendone per la pioggia che ha minacciato per tutto il giorno, ospita una cena per pochi, mentre Piera Detassis e Claudio Masenza (“la Festa di Roma e la Mostra di Venezia per una volta fianco a fianco”) consegnano le targhe senza troppi fronzoli, in un’atmosfera di festa tra amici che si ritrovano una volta di più. Ci sono in effetti gli habitué come Margherita Buy, che ha vinto sei Ciak, anzi sette considerando il SuperCiak di quest’anno (“spero di lavorare ancora, non voglio smettere, recitare mi fa stare bene”) o Luca Bigazzi (cinque Ciak) e ci sono i neofiti, come Ninetto Davoli, che ha monopolizzato come suo solito la scena polemizzando contro il cinema italiano con la “c” minuscola e battibeccando con Emanuele Crialese convinto invece che il nostro cinema “non sia mai stato così bello”. La serata, del resto, era iniziata con una dedica scherzosa “alla faccia di Quentin Tarantino”, lanciata dalla direttrice del mensile, mentre Bigazzi, ritirando il Ciak per L’amico di famiglia e La stella che non c’è, aveva ricordato: “Il cinema italiano gode di ottima salute nonostante Tarantino e il pessimo livello della tv pubblica e privata”.

 

Più diplomatico “l’americano” Gabriele Muccino (Nastro per La ricerca della felicità ): “Tarantino è un maestro e dunque non dirò quello che penso del suo ultimo film”. Kim Rossi Stuart, miglior opera prima a furor di popolo, ha evitato qualsiasi accenno polemico, Donatella Botti (miglior produttore), è felice che vengano riconosciuti anche film con tematiche difficili e che non hanno sbancato il botteghino, come L’aria salata e A casa nostra. Tra i produttori presenti anche Riccardo Tozzi e Marco Chimenz (Cattleya), Giampaolo Letta (Medusa), Luciano Sovena (Istituto Luce) Domenico Procacci (Fandango), Giancarlo Leone (Rai Cinema), Fabrizio Mosca (Titti Film).

 

Si è parlato, naturalmente, anche del movimento dei Centoautori, un movimento che ha già raccolto moltissime adesioni, tra registi, attori, produttori e che avrà – si spera – voce in capitolo nella riforma. Più discrete, forse persino un po’ timide, la “rivelazione” Ambra Angiolini e la “veterana” Milena Vukotic (Ciak alla carriera), entrambe innamorate del film di Ferzan Ozpetek, Saturno contro in cui hanno recitato con sentimento che ha vinto quattro Ciak, come Mio fratello è figlio unico di Luchetti, del resto, che ha regalato a Elio Germano un convinto applauso. Ferzan è già al lavoro sul suo settimo film, il primo che non sarà lui a scrivere. Lo girerà a Roma, ma non vuol ancora dir nulla della storia e degli attori.

autore
05 Giugno 2007

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