Cavalcare il drago: cronache di fuoco e celluloide, guardando il nuovo ‘Dragon Trainer’

Il live-action Pixar domina le sale. Quale occasione migliore per una piccola rassegna di cinema di draghi, alla scoperta di un mito senza tempo che ci lega alle nostre ancestrali paure, ma ci dà anche la chiave per affrontarle


Ci sono creature che il cinema non smetterà mai di evocare. Il drago è, forse, la più potente di tutte: simbolo di paura, di potere, di meraviglia infantile, di caos primordiale addomesticato dal sogno.

Ma a volte – come nella tradizione orientale – anche di saggezza e primordiale connessione con la natura.

E mentre DreamWorks rilancia con Dragon Trainer 2025, ennesimo volo di Sdentato e Hiccup sulle lande di Berk,  stavolta in chiave live action, ci accorgiamo di quanto ci manchi credere ai draghi.

Dal mito di San Giorgio ai pixel di Pixar, il drago muta forma e pelle a seconda del secolo e del regista.

Georges Méliès, pioniere del cinema fantastico, realizzò tra fine Ottocento e primi del Novecento numerosi corti con creature mostruose, tra cui draghi. Ad esempio, nel suo Le Château hanté (1897) e in La Chrysalide et le Papillon d’or (1901) ci sono effetti speciali rudimentali che mostrano bestie alate e serpentine, archetipi di draghi o diavoli. Si tratta probabilmente delle prime apparizioni su schermo delle creature squamate.

Un altro esempio è St. George and the Dragon (1901), un cortometraggio britannico diretto da Walter R. Booth – di cui però si sono perse le tracce – che mostrerebbe San Giorgio affrontare un drago in stop-motion o con un pupazzo. Questo è uno dei primi espliciti draghi “narrativi” su pellicola.

Nel cinema di mostri classico, uno dei draghi più celebri dell’era pre-computer è Il settimo viaggio Sinbad (1958), con animazioni in stop-motion di Ray Harryhausen: qui compaiono creature draghesche che anticipano il filone fantasy moderno.

Nei film fantasy classici, si mostra quasi sempre come incarnazione del terrore: pensiamo al monumentale Vermithrax Pejorative di Dragonslayer (1981), in Italia Il drago del lago di fuoco — cupo, carnivoro, reso vivo dagli effetti speciali della ILM di George Lucas, con fumo, fuoco e artigli più convincenti di molti draghi digitali moderni.

Negli anni Novanta, Sean Connery prestò la voce roca, e in parte fattezze e movenze, a Draco, in Dragonheart (1996): un drago “nobile”, tra le prime iconiche creature realizzate in cgi, ultimo della sua specie, capace di scherzare, riflettere e sacrificarsi per la pace. Fu un’operazione di cuore, più che di spettacolo, che avvicinò il pubblico a un’idea di drago alleato, “umanizzato”.

Il film, per la sua iconicità, ha generato ben quattro iterazioni tra sequel e prequel, che hanno continuato l’idea originale di “draghi nobili” legati a cavallerie e magie antiche, ma con budget molto più modesti e trame da fantasy televisivo. Per i fan, restano curiosità affettuose, ma nessuno ha replicato il fascino e l’impatto innovativo del capostipite.

Ma se vogliamo parlare di fallimenti leggendari, non possiamo ignorare Eragon (2006): romanzo bestseller, adattamento a detta di molti imbarazzante, magnifico sulla carta ma vittima di una trama scarna e dialoghi di plastica sullo schermo, tanto che non si andò oltre il primo capitolo, mentre di libri ce ne sono ben quattro, più uno spin-off e una raccolta di racconti.

A dimostrazione che non basta una lucertola alata per fare un’epica fantasy.

Poi c’è l’era del drago “da famiglia”. Qui la Disney ha scritto pagine fondamentali: Elliot il drago invisibile, protagonista dell’omonimo film del 1977 (poi rifatto in live action nel 2016, un adattamento interessabile e “realistico”, in cui il drago è una potenziale allucinazione dovuta al trauma di un abbandono), è un compagno di giochi, un amico immaginario di squame verdi che canta, balla e protegge i bambini dal mondo cattivo degli adulti. Una proiezione del bisogno d’amore e di avventura.

In La Bella Addormentata nel Bosco (1959), la strega Malefica si trasforma nel drago nero per eccellenza: fiamme verdi, occhi demoniaci, la quintessenza del Male. Una sequenza iconica che definisce ancora oggi l’immaginario gotico di ogni drago “cattivo”. E che dire di Mushu, il piccolo draghetto rosso di Mulan (1998)? Ironico, pasticcione, una spalla comica doppiata in originale da Eddie Murphy: più lucertola parlante che mostro sacro, ma capace di incarnare l’idea che persino i draghi possano evolversi in personaggi da sit-com. In Frozen II (2019) Elsa incontra una creaturina che si può considerare una specie di “drago elementale”: si chiama Bruni ed è lo spirito del fuoco della Foresta Incantata.

Spostandoci in DreamWorks troviamo i draghi più irriverenti: nel primo Shrek (2001), il drago senza nome (una femmina!) è prima la carceriera di Fiona, poi la focosa innamorata dell’asinello Ciuchino, da cui avrà tanti draghetti asinini ibridati. Un rovesciamento di cliché che sposa la parodia di fiabe che è l’anima di Shrek stesso.

E ancora: non possiamo non planare sulle torri di Westeros. In Game of Thrones, Drogon, Rhaegal e Viserion sono incarnazioni perfette di potere primordiale e simbolo di una dinastia caduta e risorta: Daenerys non è madre di draghi per vezzo narrativo, ma perché i draghi sono il suo diritto divino e la sua condanna. Quando uno di loro viene corrotto dall’esercito dei non-morti, l’immagine del drago come distruttore di mondi diventa apocalisse pura. E non a caso, verrà generato lo spin-off House of the Dragon.

Perfetto! Anche Il Regno del Fuoco (Reign of Fire, 2002), con Christian Bale, Matthew McConaughey, e Gerard Butler è un titolo imprescindibile per una storia cinematografica dei draghi — specialmente per come fonde fantasy, apocalisse e azione. Atmosfera dark, polverosa, Mad Max con draghi: gli uomini vivono in castelli diroccati e combattono con elicotteri e carri armati improvvisati. I draghi sono rappresentati come animali realistici, feroci e biologicamente plausibili: sputano fuoco come arma evolutiva, volano come predatori perfetti. E Star Wars, in questo mondo distopico, è un racconto da narrare attorno al fuoco!

Non possiamo dimenticare Falkor (o Fùcur, nel nome originale tedesco), protagonista del meraviglioso La Storia Infinita (1984), tratto dal capolavoro letterario di Michael Ende, e dei suoi abbastanza brutti sequel. Drago della fortuna bonario, ispirato appunto alla tradizione orientale, nel libro. Cagnolone di peluche – vituperato da Ende insieme al resto del film – nella pellicola, comunque icona indimenticabile.

Infine, tornando al pixel: negli anni Ottanta, quando ancora i joystick facevano sudare le mani, Don Bluth, uscendo volontariamente dalla Disney, regalò ai bambini di allora Dragon’s Lair. Non era un film, ma non era un videogioco come gli altri: era un cartone animato giocabile, in cui Dirk l’Impavido sfidava il drago Singe in un castello di trappole, anticipando di decenni lo schema della maggior parte dei videogiochi moderni, estremamente simili a una forma di cinema interattivo.

E non dimentichiamo Il Signore degli Anelli cinematografico (o meglio, Lo Hobbit): con Smaug, Peter Jackson e la voce viscida di Benedict Cumberbatch hanno ridato al drago la forma del peccato capitale: avaro, eloquente, maledettamente irresistibile. Anche se gli appassionati di fantasy non hanno mancato di far notare un “errore”: l’animale rappresentato da Jackson è in realtà una viverna, che non ha zampe anteriori, ma solo ali, mentre il drago le possiede entrambe.

La saga di Dragon Trainer, già molto avviata in versione animata, è solo l’ultima di una lunga serie di storie appassionanti a stelle e squame.

Perfino i più grandi avversari di Rocky e Harry Potter – Ivan e Malfoy – portano nomi dragheschi.

Alla fine, dietro ogni drago si cela sempre la stessa domanda: come domare ciò che ci spaventa?

A volte, per essere eroi, a volte, non serve uccidere il mostro: basta imparare a cavalcarlo.

autore
18 Giugno 2025

Focus

Focus

Il 14 luglio sul grande schermo: Bastiglia, sangue, rivoluzioni e parrucche

Dal muto fino alle serie Netflix, da sempre registi e sceneggiatori hanno preso d’assalto la Bastiglia con la stessa passione dei sanculotti. Ecco i film da non perdere per celebrare l’inizio della Rivoluzione

Focus

Cinecomic e politica: una carrellata a partire dal Superman di Gunn

Tra la metafora dell'immigrazione e un riferimento diretto ai conflitti in atto, il reboot DC si dimostra interessato a tematiche politiche e attuali. Ma non è certo il solo: da Watchmen al Batman di Nolan, i supereroi sono spesso uno specchio della nostra società

Focus

I Superman mai realizzati e i mille volti dell’eroe

Sta per arrivare in sala il Superman di James Gunn, già controverso prima di uscire. Ma il personaggio ha da sempre mille facce e interpretazioni... comprese quelle mai realizzate al cinema! Vediamole insieme, da Tim Burton a McG

Focus

Walk of Fame, storia del marciapiede più famoso di Hollywood

Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai pensato di chiedere sulla Walk of Fame, in vista delle stelle che saranno intitolate a Franco Nero e Carlo Rambaldi


Ultimi aggiornamenti