“La storia di Catherine Spaak è la biografia di tante giovani donne degli anni ’60. Se Stefania Sandrelli con Io la conoscevo bene si era vista assegnare le stigmate della ragazza di provincia, la Spaak si imponeva al pubblico italiano come una donna spericolata che aveva tutte le caratteristiche della star metropolitana. Catherine, e come lei tante altre, ha pagato la ricerca di un’indipendenza e di una nuova identità femminile con una solitudine personale”. La giornalista e critica cinematografia Patrizia Carrano commenta così il percorso artistico e di vita dell’ “adolescente algida” dei primi anni ’60, “colei che con la sua figura androgina e longilinea aprì una vera e propria frattura nelle tradizionali logiche della famiglia italiana popolata da donne maggiorate” e rassicuranti.
Oggi il Comune di Roma, in collaborazione con l’associazione Made in Italy, la Scuola Nazionale di cinema e la Cineteca nazionale, organizza la retrospettiva, “Catherine Spaak–Il cinema dell’età inquieta”: 14 film dell’attrice belga, in programma alla Sala Trevi Alberto Sordi fino a domenica 8 giugno. “Abbiamo scoperto che molte copie di film come La bugiarda, La parmigiana, L’armata Brancaleone – ha dichiarato l’assessore alla cultura Gianni Borgna – non sono state ancora restaurate”.
“M’intenerisce quest’iniziativa – ha commentato la Spaak – non me l’aspettavo. La mia carriera cinematografica rappresenta un periodo lontano al quale non penso spesso”. Ma l’ex adolescente “inquieta”, che non si è accontentata di un ruolo da attrice icona, ma ha intrapreso nuove strade professionali (autrice di testi teatrali, romanzi e autobiografie, disegnatrice di vestiti, indossatrice, cantante per Gino Paoli e Burt Bacharach, ideatrice e conduttrice di programmi tv tra cui il salotto delle confidenze femminili “Harem”) non esclude un nuovo coinvolgimento nel mondo del cinema.
La Spaak, che nel 2001 è tornata al fianco di Philippe Leroy, grazie Joy-scherzi di gioia di Adriano Wajskol, racconta: “Mi presto al grande schermo solo se mi viene data l’opportunità di avere un ruolo che mi somigli, che non è certo quello della figura borghese”. La Spaak, che porta i suoi anni con splendida naturalezza, si riconosce volentieri in una donna dotata di ironia, leggerezza e una certa purezza, lontana da quell’immagine che a torto nel passato le è stata affibbiata di donna emotivamente fredda.
Dei suoi vecchi ruoli ricorda con affetto Cecilia (La noia) e Madò (Cari genitori): “Due personaggi distanti da me e sui quali ho dovuto lavorare molto. Quando lessi il romanzo di Moravia, Cecilia mi fu così antipatica che temetti di non riuscire ad entrare nei suoi panni. Era un personaggio, impermeabile, anaffettivo, non riuscivo a trovare in lei niente che mi corrispondesse”. Quanto a Madò “La protagonista avrebbe dovuto essere Anna Magnani ma all’ultimo momento lei rinunciò, la parte passò a Florinda Bolkan e io ne ereditai il ruolo: quello di una omosessuale. Madò era una personaggio difficile, una donna stressata e sconvolta da un rapporto d’amore appena spezzato”.
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