Canonero: con Stanley la mia prima volta


M. Canonero“Ero tanto spaventata di essere qui, perché da un lato volevo tanto la statuetta, ma lo temevo anche. Ringrazio anche Francis Ford Coppola che mi ha fatto conoscere la figlia quando era solo una ragazzina”. Così Milena Canonero, vincitrice del premio Oscar per i migliori costumi per Marie Antoniette di Sophia Coppola, commenta a caldo il premio. La costumista italiana al suo terzo Oscar (dopo Barry Lyndon, 1976, e Momenti di gloria, 1982) ha poi dedicato l’Oscar a sua madre, a Hugh Hudson e Stanley Kubrick, i due registi che l’hanno portata all’Oscar. “Senza di loro non sarei qui”.

 

Era incredula sulla vittoria fino alla vigilia, forse per scaramanzia, la costumista, recentemente al lavoro sulla ricostruzione d’epoca de I Vicerè di Roberto Faenza. Ancora un film in costume, come Marie Antoinette: frutto di un lavoro di squadra con lo scenografo e il direttore della fotografia. “Avrebbero dovuto candidare anche loro”, aveva detto non senza una punta di polemica. Alcuni degli abiti di scena del film saranno esposti fino al 5 aprile al Fashion Institute of Design and Merchandising Museum di Los Angeles, insieme con quelli dei rivali Il Diavolo veste Prada e The Queen, che concorrevano (insieme a Dreamgirls e Curse of the Golden Flower) alla statuetta per i migliori costumi. Qui di seguito le dichiarazioni che ha rilasciato dietro le quinte della serata dell’Academy.

 

Perfezionismo. Non sono mai contenta del mio lavoro. Alla fine di ogni singola scena vorrei tornare indietro e rifare tutto. Purtroppo con i film non c’è mai il tempo. I grandi pittori del passato tornavano sempre sulle loro scelte, come è stato scoperto oggi, usando i raggi X. 

In corsa contro il tempo. Marie Antoinette è stata una corsa contro il tempo e una lotta per superare i problemi di budget. In molti momenti è stato stressante, travolgente, ma devo dire che Sophia è stata sempre disponibile e molto gentile, mi ha dato tantissimi spunti. Ha una visione poetica e sa in che direzione vuole andare.

Stanley, un maestro. Stanley Kubrick è stato un maestro non solo per quanto riguarda il costume, ma in generale per quanto riguarda il cinema. Mi ha insegnato a non essere mai accademica o ripetitiva e mi ha sempre sostenuta. Lavorare con un maestro come lui è stato un grande regalo anche perché a quell’epoca non ero nessuno.

Moda e cinema. La moda è stata sempre influenzata dal cinema, oggi avviene anche il contrario, in pratica c’è uno scambio continuo. Come Stanley amava dire: “Ogni cosa è una fonte di ispirazione, la moda contemporanea può essere un elemento d’ispirazione anche se fai un film in costume”. Del resto non devi mai pensare che stai facendo un lavoro in costume, perché diventeresti poco credibile.

Lo sguardo di Sophia. In Marie Antoinette, Sophia non voleva che fossi troppo accademica ma voleva che i costumi fossero storicamente plausibili. Se racconti la stessa epoca in due film diversi lo farai in modo completamente diverso, perché la cosa fondamentale è la visione del regista, il suo modo di vedere le cose.

Il peso dell’Oscar. Quando nel 1975 ho vinto il mio primo Oscar, insieme a Ulla-Britt Söderlund, per Barry Lyndon, non avevo neppure idea di cosa fosse. Figuratevi che ero in India. Adesso invece sono diventati una cosa enorme, arrivano in tutto il mondo, in diretta tv. Per gli attori, i produttori e i registi sono una cosa importantissima e veramente utile. Per noi che lavoriamo dietro le quinte sono comunque lusinghieri, anche se a volte non fanno una gran differenza. E poi ci sono artisti di grande talento che non hanno mai vinto un Oscar, come Stanley Kubrick.

autore
26 Febbraio 2007

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