Brad Pitt, Jesse James e Valentino Rossi


C’è stato un momento in cui Jesse James insieme a Mark Twain era l’americano più famoso in Europa. Più di Abramo Lincoln. Era un criminale ma anche una pop star ante litteram: unico sopravvissuto, insieme al fratello maggiore Frank, di una banda di sudisti che non aveva deposto le armi a guerra civile finita e aveva cominciato a rapinare banche e treni, un po’ come accadeva con il brigantaggio nell’Italia postunificazione. Ancora vivo divenne un mito, raccontato dai giornali e dai tanti pamphlet scritti su di lui, un mito per i proprietari schiavisti del Missouri che non si arrendevano all’Unione. Da morto fu fotografato e quel macabro scatto venne venduto a due dollari e cinquanta in migliaia di copie. A New York andò in scena per centinaia di repliche, come in una pochade, la sua uccisione a tradimento, con un colpo di pistola sparato alle spalle mentre spolverava un quadro.

Un eroe americano – negativo, come molti altri – che il cinema ha già raccontato in almeno una trentina di western. E adesso arriva il divo Brad Pitt con The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford. Venezia l’ha messo in concorso, nonostante le peripezie del film, rimontato molte volte perché Pitt non era soddisfatto, come si dice da più parti anche se lui smentisce, perché era troppo lungo o troppo ostico. E’ vero, quello del neozelandese Andrew Dominik è un film dark, invernale, con poca azione e molta angoscia. Uno studio di caratteri e psicologie dove l’antagonista è altrettanto, forse più importante dell’eroe. E’ un giovanotto un po’ tonto, Bob Ford, e non ha ancora compito vent’anni, quando riesce a convincere i fratelli James a farlo entrare nella banda. Jesse invece ha 34 anni ed è piuttosto malmesso, dolori alle ossa, un tic alle palpebre. Ormai non si fida neppure della sua ombra, spara a sangue freddo ai suoi stessi compagni, quasi ammazza di botte un ragazzino, scruta tutti con occhi gelidi e indagatori. Bob farebbe qualsiasi cosa per lui: colleziona foto e ritagli di giornale, lo adora, forse lo invidia. Franco Grillini arriva a dire che ne è innamorato, per spiegare come il film concorra al Queer Lion, il leoncino gay. Brad non smentisce, “i film gay mi piacciono”. Non dice molto più e litiga con i fotografi perché non vuol saperne di togliersi gli occhiali da sole. E’ arrivato a Venezia insieme alla compagna Angelina Jolie e ai quattro figli, anche a voler fugare le voci di dissapori o freddezze nella coppia, tra le più famose di Hollywood. Si distrae in continuazione per seguire le gesta del suo idolo Valentino Rossi al gp di San Marino ed è affranto quando sente che ha perso. Arriva addirittura a dire: “Il Jesse James di oggi? Valentino Rossi nel bene, Zidane nel male”.

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02 Settembre 2007

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