“Adattando liberamente La bestia nella giungla di Henry James, Bonello attraversa i secoli, il passato e il futuro, per mettere alla prova un amore che si vorrebbe eterno, già scritto e ridetto. Ne esce un film capace di essere, insieme, un grande melodramma e un atto di critica alle immagini del presente, rilette e riabitate con una esaltante libertà formale. La teoria delle immagini è teoria nelle immagini”. Così il SNCCI che ha scelto La bête (La bestia), del prolifico autore francese Bertrand Bonello, come Film della critica. Un riconoscimento importante per il film in uscita il 21 novembre con I Wonder dopo essere stato in concorso a Venezia 80.
La star d’oltralpe Léa Seydoux e il britannico George MacKay (visto in 1917) sono protagonisti di una storia romantica che si dipana attraverso le epoche e che aggiorna la sensibilità di Henry James alle manie e paure contemporanee.
In un futuro prossimo (siamo nel 2044) in cui domina l’intelligenza artificiale e le emozioni sono considerate inaccettabili, Gabrielle deve purificare il suo subconscio mettendo ordine in tutte le sue vite passate. In ognuna di esse ritrova Louis, grande amore mai consumato per reciproci blocchi e fobie. Ma Gabrielle vive anche da sempre il presentimento di una catastrofe imminente, rappresentata da un piccione che si introduce nella sua casa, simbolo considerato nefasto anche da una veggente che ritrova da un’epoca all’altra.
Tra computer e videocamere di sorveglianza (una classica ossessione di Bonello), ma anche immagini della Parigi alluvionata nel 1910, tra l’Europa e gli States, Louis cambia pelle, e diventa da rispettoso e gentile corteggiatore, addirittura un killer psicopatico. “Per prima cosa – spiega Bonello – volevo ritrarre una donna e occuparmi di amore e di melodramma. Inserire questo nel cinema di genere, mescolare l’intimo e lo spettacolare, il classicismo e la modernità, il noto e l’ignoto, il visibile e l’invisibile. Parlare, forse, del più straziante dei sentimenti, la paura dell’amore. Il film è anche il ritratto di una donna, che diventa quasi un documentario su Léa Seydoux”.
E prosegue: “Per il 2044 ho immaginato un mondo senza internet, smartphone, social media, un mondo dove non ci sono i colori. L’intelligenza artificiale è minaccia, se pensiamo ad esempio ad un utilizzo in politica, ma anche opportunità se viene applicata alla ricerca medica. Io sono ottimista, servirà tanto ma a patto che la si usi con cautela”.
Accanto a Lea Seydoux avrebbe dovuto esserci Gaspard Ulliel, morto per un incidente sugli sci a 37 anni nel gennaio 2022 durante la preparazione di questo film. “Abbiamo deciso di andare avanti ma che nessun attore francese poteva prendere il suo posto, così ho scelto McKay e dedicato il film a Gaspard”, conclude il regista.
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