“Blue Bird”, nell’Africa blu per diventare adulti


CANNES Blue Bird, il secondo film del fiammingo Gust Van Den Berghe dopo Petit Bebé Jesus de Flandr, punta di nuovo sulla visualizzazione diretta della metafora attraverso un ritmo e un’estetica molto personali. E per il secondo anno di seguito incanata i selezionatori della Quinzaine, forse meno il pubblico. Addirittura, in questo caso, il regista racconta la sua parabola ambientata in Africa con un film totalmente virato al blu, il colore più lontano dai toni caldi del paese, e sceglie un formato dell’immagine estremamente largo, l’Uber Scope. E, come nella pellicola precedente, Van Den Berghe affida a un testo classico della letteratura fiamminga la sua ispirazione narrativa, puntando sull’opera omonima di Maurice Maeterlinck: unico scrittore belga vincitore di un Nobel per la letteratura, già “saccheggiato” spesso dal cinema, che ne ha fatto protagoniste attrici come Shirley Temple e Liz Taylor.

Il film osserva – il più delle volte in campo lungo – una giornata nella vita di due ragazzini, Bafiokadié e Téné, che si allontanano dal villaggio per ritrovare il loro uccello blu scomparso. Nel cammino incontrano i nonni morti, affrontano l’anima della foresta, si istruiscono dal “Capo dei Piaceri” e infine si imbattono nel Futuro quando fanno conoscenza con un gruppo di bambini che devono ancora nascere, visualizzati con dei cappelli bianchi in testa. “La perdita dell’uccello, nel mio film, è la metafora di una perdita molto più importante – spiega il regista – Penso che ogni bambino perda qualcosa nel processo di crescita: il suo contatto con il mondo da cui proviene. Ed è perdendolo che entra nell’altro mondo, quello degli adulti”. La scelta (estrema) del viraggio al blu per un’opera ambientata in Africa (a Tamberma), “è un richiamo al periodo simbolista durante il quale Maeterlinck ha scritto Blue Bird – continua Van Den Berghe – Al di là di questo, volevo mostrare un mondo che conosciamo, ma attraverso lo sguardo dei bambini. Non è né reale, né irreale, né giorno, né notte. Questo dolce blu è il colore dei sogni e dell’incoscienza”.

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18 Maggio 2011

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