Berlino 57: Saverio Costanzo sfida i big


In memoria di meVentisei film in concorso, tra cui un solo italiano, In memoria di me di Saverio Costanzo. La selezione della 57/a Berlinale è quasi al completo. “Siamo riusciti ad avere una serie di registi molto importanti”, ha detto il direttore Dieter Kosslick, archiviate (forse) le bordate contro i suoi colleghi che pagano titoli e star a peso d’oro. Kosslick è anche orgoglioso dei giovani autori che il festival, dall’8 al 18 febbraio prossimi, porterà sulla ribalta internazionale. Tra questi figura anche il trentaduenne Saverio Costanzo, che si è ispirato al romanzo “Il gesuita perfetto” di Furio Monicelli (Mondadori) per un film da camera che racconta l’ingresso in noviziato di un giovane intellettuale senza vocazione, Hristo Jivkov. Prodotto da Mario Gianani (come il precedente lavoro di Costanzo), e da Anne-Dominique Toussaint per Les Films des Tournelles, sarà distribuito in Italia da Medusa. Il regista, Pardo d’Oro a Locarno 2004, ha immaginato all’interno della Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio a Venezia uno spazio governato dall’esercizio della perfezione e dalla regola del silenzio, un universo rigoroso abitato da uomini in tonaca nera. “Il dialogo con l’autore – ha spiegato Costanzo a CinecittàNews – mi ha aiutato a chiarire alcuni punti oscuri. Nella mia sceneggiatura ci sono molti cambiamenti ma l’essenza del romanzo è intatta. Rifletto sulla perdita della libertà che permette di non scegliere. La paura del mondo spinge il protagonista a rinunciare alla libertà fisica e morale. Ma la religione – prosegue il cineasta – è un pretesto per raccontare una storia laica. Non ci sono riferimenti all’ordine di Ignazio di Loyola, c’è una comunità chiusa, metafora del mondo, dove si riproducono dinamiche di potere e competizione, dove s’apprende un’autodisciplina radicale e tutti osservano tutti. Nessuno impone di restare, ma fuggire richiede grande coraggio. Ho aggiunto un pizzico di thriller ed eliminato l’amore omosessuale per puntare ad una relazione tra due uomini che ricorda quella del “Compagno segreto” di Joseph Conrad”. Unico personaggio femminile la madre del protagonista, mentre fra gli altri interpreti figurano Filippo Timi, nei panni dell’inquieto novizio Zanna, e Marco Baliani, il Padre Maestro.

Costanzo è in buona compagnia, a scorrere i titoli già selezionati. Tra gli autori figurano ad esempio due maestri come Jacques Rivette e André Téchiné, il primo con Ne touchez pas la hache da un racconto di Balzac con Guillaume Depardieu, Jeanne Balibar e Michel Piccoli; il secondo con Les Témoins ambientato all’inizio degli anni ’80 al momento dell’esplosione dell’Aids, e interpretato da Emmanuelle Béart, Michel Blanc, Sami Bouajila e Julie Depardieu. 

E’ ispirato a una serie interminabile di omicidi e sparizioni di giovani donne nella cittadina di frontiera messicana Ciudad Juarez l’americano Bordertown di Gregory Nava con Jennifer Lopez, Antonio Banderas e Martin Sheen: una fiction che ripercorre un caso affrontato anche in un documentario di Lourdes Portillo. Fuori concorso invece Letters from Iwo Jima che prosegue la ricerca di Clint Eastwood sulla sanguinosa battaglia del Pacifico dopo Flags of Our Fathers.

Il presidente della giuria Paul Schrader, sempre fuori concorso, porterà al festival The Walker dove Woody Harrelson è un accompagnatore con selezionata clientela di signore sole dell’alta società di Washington (con Kristin Scott Thomas, Lauren Bacall, Lily Tomlin, Moritz Bleibtreu e Willem Dafoe).

 

Tra i film più attesi della Berlinale c’è sicuramente la biografia di Edith Piaf (La vie en rose) che narra l’ascesa dai quartieri più miserabili di Parigi alle sale da concerto di tutto il mondo. Diretto da Olivier Dahan, il film ha un cast incredibile: per impersonare i grandi personaggi che incrociarono l’interprete di tante splendide canzoni, da Jean Cocteau a Charles Aznavour e Marlene Dietrich, oltre a Marion Cotillard nel ruolo di Piaf, ci sono Gérard Depardieu, Sylvie Testud, Pascal Greggory, Jean-Paul Rouve, Emmanuelle Seigner. 

La Germania è rappresentata da Yella di Christian Petzold, per la seconda volta in concorso a Berlino con una storia a cavallo tra Est e Ovest. E’ invece una coproduzione con l’Austria Die Fälscher di Stefan Ruzowitzky, ispirato a un fatto storico, la contraffazione di milioni di sterline ad opera dei nazionalsocialisti con l’intento di gettare sul lastrico l’economia di guerra britannica alla fine della seconda guerra mondiale. Da tenere d’occhio il ritorno del maestro Jirí Menzel, Orso d’oro nel ’90, con Ho servito il re d’Inghilterra dal bellissimo romanzo di Bohumil Hrabal.

Ancora dall’America due titoli già annunciati nei giorni scorsi: The Good Shepherd di Bob De Niro, la storia degli albori della Cia, e The Good German di Steven Soderbergh con George Clooney abile giornalista coinvolto fino al collo negli intrighi della Berlino del dopoguerra. 

Irina Palm, diretto dal belga Sam Garbarski, è una coproduzione europea con Marianne Faithfull nel ruolo di una vedova cinquantenne costretta ad accettare un lavoro in un sex club. Bille August ha realizzato Goodbye Bafana: Joseph Fiennes è il secondino che ha lavorato nel carcere dove è stato detenuto per oltre vent’anni il futuro Premio Nobel per la pace Nelson Mandela. Il film è una coproduzione tra Italia, Francia, Belgio, Germania e Sudafrica e sarà distribuito in Italia dall’ Istituto Luce, che lo ha coprodotto, a partire dal 30 marzo. L’11 febbraio saranno 17 anni da quando il Nobel per la pace ha lasciato la prigione. ”Questo film – ha dichiarato l’AD Luciano Sovena – rappresenta il nuovo corso del Luce che d’ora in poi sarà più attento alla produzione di opere prime italiane e alle coproduzioni internazionali come questa”. Dalla Corea del Sud arriva infine I Am A Cyborg But That’s Ok di Park Chan-wook, una storia d’amore e follia molto attesa dai tanti fan del visionario regista.

Inoltre sono da segnalare il film di chiusura Angel di Francois Ozon, coproduzione franco-belga-britannica interamente girata in inglese sull’ascesa e la caduta di una giovane donna di umili origini nell’Inghilterra del XX secolo, interpretato da Charlotte Rampling, Romola Garai e Sam Neill. The Year My Parents Went On Vacation di Cao Hamburger e El Otro di Ariel Rotter, dall’America Latina,  Desert Dream, co-produzione tra Corea e Francia diretta da Zhang Lu, Tuya’s marriage di Wang Quan’an (Lucky Red) e Lost in Beijing di Li Yu. Il giovane interprete di Billy Elliot Jamie Bell sarà protagonista di Hallam Foe di David Mackenzie, mentre Judi Dench e Cate Blanchett hanno i ruoli principali nel dramma psicologico inglese (fuori concorso) di Richard Eyre Diario di uno scandalo. Ryan Eslinger porta a Berlino la produzione indipendente When A Man Falls in the Forest, con Sharon Stone e Timothy Hutton, per raccontare l’isolamento di un gruppo di persone nella provincia americana. In competizione anche l’israeliano Beaufort di Joseph Cedar, mentre fuori concorso c’è 300 di Zack Snyder, un film girato su set virtuali e basato sui disegni del leggendario fumettista Frank Miller in cui si racconta la battaglia delle Termopili del 480 a.C.

autore
15 Gennaio 2007

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