L’Intelligenza Artificiale domina tra i corti di SIC@SIC, selezione nata dalla collaborazione tra il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) e Cinecittà.
Se il corto in apertura The Eggregore’s Theory di Andrea Gatopoulos la utilizza per la sua interezza, dando vita a un’opera di fantascienza che esplora temi come la censura e i sentimenti all’interno di una società governata dagli algoritmi, Marco Talarico in At Least I Will Be 8 294 400 Pixel la tematizza, in un viaggio in un passato ipotetico fatto di memorie reali, innesti virtuali e desideri irrealizzati, configurandosi come un trattato sulla smaterializzazione dell’immagine.
Il corto è prodotto da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, ed è il progetto di tesi di Talarico, che specifica: “Nasce tutto da una mia mancanza, quella di un archivio personale. Volevo fare un film d’archivio e ho pensato di ricrearmelo tramite l’AI. Così ho iniziato a sperimentare con le immagini, ne ho create diverse finché non mi è venuta in mente l’idea del corto: un ragazzo ricorda di essere stato in Georgia e prova a ricostruire il suo viaggio con l’Intelligenza Artificiale, dopodiché parte veramente, con l’obiettivo di creare nuovi ricordi e incontrare la ragazza che pensa possa essere custode di quelli passati”.
Perché proprio la Georgia? “E’ un paese in via di sviluppo – dice Talarico – che all’interno ha forti contrasti, sia a livello di paesaggio che abitativo. Ci sono grandi campagne e città che sembrano appartenere agli Emirati Arabi”.
I programmi usati sono stati Midjourney e Photoshop, per i primi tre minuti di girato del film.
L’Intelligenza Artificiale in ambito creativo è tema controverso: “Ci sono varie opinioni e correnti di pensiero – commenta il regista – per ora io la considero un ottimo ausilio, aiuta a trovare le idee, a scriverle, e occasionalmente anche a costruire delle immagini. Vanno chiarite le questioni relative ai diritti d’autore e certamente regolamentate, ma siamo a un ottimo inizio”.
E’ d’accordo anche Vincenzo Cuccia, Area Leader Media Design and New Technologies e Set Design di NABA.
“Ci siamo trovati un po’ con l’elefante nella stanza, da qualche anno in ambito formativo cerchiamo di capire come utilizzare l’Intelligenza Artificiale in maniera consapevole e critica, anche con gli studenti”, dice.
“Marco – continua – l’ha adattata a un suo pensiero autoriale, ma certamente l’AI può aiutare a superare i classici blocchi dello scrittore davanti alla pagina bianca, aprendo a una serie di riflessioni sul rapporto tra l’uomo e la macchina. Diamo la possibilità agli studenti di integrarla nel percorso formativo, siamo convinti però che il suo uso sia fruttuoso solo se alla base ci sono conoscenza e consapevolezza del linguaggio, altrimenti restituisce solo cose già masticate e digerite. Ci vuole sempre la supervisione di un esperto e non può essere usata solo come mezzo rapido per raggiungere un obiettivo”.
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