CANNES – Cécile (interpretata dalla cantante Juliette Armanet), è una chef parigina di successo che, dopo un infarto del padre, ritorna nel suo villaggio natale.
E’ incinta, ma non ha intenzione di tenerlo e il suo compagno non lo sa.
Lì, tra la gestione del ristorante di famiglia e l’incontro con l’ex fidanzato Raphaël (Bastien Bouillon), Cécile si confronta con ricordi, scelte di vita e un possibile nuovo inizio.
Partir un jour è il lungometraggio di debutto della regista francese Amélie Bonnin, presentato fuori concorso come film d’apertura del 78º Festival di Cannes. L’opera è un adattamento del suo omonimo cortometraggio vincitore del César nel 2023. Il film è stato girato tra giugno e luglio 2024 in località francesi come Strasburgo, Colmar e Saint-Dizier. La colonna sonora include brani di artisti come P.R2B, Keren Ann e Chilly Gonzales ed è uscito in sala in concomitanza con il passaggio al festival.
E’ un’opera dolce, che regala qualche sincero sorriso, anche se piuttosto discontinua, soprattutto nella distribuzione delle numerose performance musicali. Il cast, a parte Armanet, non è avvezzo al canto e si sente, ma non è necessariamente un difetto, perché rende il tutto più realistico e sentito, giocando sul confine tra l’utilizzo diegetico e quello non diegetico della musica.
Dice la protagonista: “E’ un film originale che rimette in piedi le regole della commedia musicale. Nessuno canta in playback e niente è ricostruito in studio. Tutti cantano con il microfono che usano anche per i dialoghi. I personaggi dicono col canto quello che direbbero con le parole. Questo è il senso della musica popolare. Io avevo fatto solo piccoli ruoli, e quindi ero ‘fuori luogo’ rispetto a quello che faccio di solito, ma anche gli altri attori, che hanno cantato. La musica permea la vita, la ascoltiamo anche mentre facciamo da mangiare. La magia qui si cala nel reale, nella malattia, nella fragilità. Non si tratta di cantare bene ma di come quella canzone diventa parte del tuo dialogo e diventa la canzone più bella per poterti esprimere in quel momento”.
Commenta la regista: “penso che sia un genere in cui è difficile proiettarsi durante la scrittura, e ovviamente in Francia si dà molta importanza alla sceneggiatura visiva. Abbiamo avuto la fortuna di avere un buon biglietto da visita, quindi questo ha reso le cose più semplici, e forse la sceneggiatura non era poi così male, ce la siamo cavata abbastanza bene. Poi, non so nemmeno cosa dire… in realtà, fin dall’inizio, ero davvero motivata a mostrare quanto Juliette fosse un talento come attrice. In ogni caso, eravamo davvero concentrati su questo aspetto… anzi, lei avrebbe voluto cantare di più, quindi c’era anche un po’ di frustrazione da quel punto di vista. L’idea era davvero quella di far scoprire una nuova attrice, e ho l’impressione che il film sia riuscito in questo intento”.
Bouillon commenta: “ci siamo mossi in maniera meno forzata possibile, alcune canzoni hanno sostituito delle altre, abbiamo seguito i personaggi anche nel comporre la playlist”.
Bonnin spiega: “Sì, abbiamo discusso parecchio.
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