E’ deceduta domenica pomeriggio nella sua casa di Trastevere, circondata dall’affetto dei familiari e degli amici più stretti, Annabella Miscuglio, cineaste e organizzatrice culturale tra le più innovative.
E’ stata, nel 1967, uno dei fondatori a Roma del Filmstudio, “spazio di libertà dove era – ed è – possibile vedere un cinema diverso, più creativo e interessante”, come ebbe a dire Jean-Marie Straub. Aveva, infatti, trovato scandaloso che in una capitale come Roma non esistesse un luogo dove poter liberamente vedere certi film e certi autori che all’estero venivano mostrati con assiduità nei festival, nelle sale alternative o in quelle delle cineteche.
La creazione del Filmstudio collegava finalmente Roma alle capitali culturali del mondo, a Parigi, New York, Londra, grazie al linguaggio del cinema.
Ma Annabella fu anche autrice di diversi film sperimentali – vicine alla sensibilità dei cineasti lirici del New American Cinema – ed è stata la promotrice negli anni ’70 del primo Collettivo di cinema femminista in Italia, punto di riferimento del femminismo italiano (Processo per stupro è stato il primo, famoso, film realizzato dal Collettivo). Ha poi firmato con Rony Daopoulo AAA Offresi. Impegnata nella realizzazione di film militanti di grande impatto emotivo e nell’“uso politico” della televisione, ha sentito il bisogno di ricorrere al passo ridotto per esprimersi in forme poetiche più personali.
E’ stata un’infaticabile promotrice del cinema militante e indipendente mondiale. Sua la prima grande manifestazione internazionale dedicata, nel 1976, al cinema delle donne (Kinomata-La donna con la macchina da presa). Per diversi anni ha anche curato la distribuzione alternativa del Filmstudio, facendo circolare in Italia film altrimenti invisibili. Da diversi anni lavorava in RAI, dove ha proseguito la sua ricerca.
Martedi 25 febbraio, alle ore 12,30 al Filmstudio in via degli Orti d’Alibert 1/c si svolgerà una cerimonia laica per salutare e ricordare la cineasta. Chiuderà la cerimonia, aperta a tutti, la proiezione di uno dei suoi film sperimentali degli anni ’70, Fughe lineari in progressione psichica.
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