2000 comparse e 800 costumi per 8 settimane di riprese e un budget di 4 milioni e 200mila euro. Sono i numeri di Amore e libertà – Masaniello, film scritto e diretto dal napoletano Angelo Antonucci arrivato a metà lavorazione.
Prodotto dalla Sunday Film International e Factory con il contributo del Ministero, mette in scena la Napoli del 1647 infiammata dalla rivolta contro lo strapotere del viceré spagnolo duca d’Arcos. Protagonista di quella rivoluzione (fallita) è Masaniello, umile pescatore divenuto eroe del popolo che dà inizio al tumulto. Ad interpretarlo Antonucci ha chiamato Sergio Assisi, quasi uno specialista in ruoli storici dopo il Ferdinando e Carolina di Lina Wertmüller. Al suo fianco c’è Anna Ammirati nei panni dell’amata Bernardina. Anna Galiena, avvolta in abiti castigati e ingombranti gorgiere è la viceregina, consorte di Franco Nero come in I guardiani delle nuvole di Luciano Odorisio. Gabriele Lavia compare per la prima volta in vesti religiose: è il cardinale Filomarino, ambiguo mediatore tra i viceré e Masaniello.
Il film, girato soprattutto nel Lazio e con qualche scena a Napoli, sarà pronto a ottobre.
Come è nata l’attrazione per Masaniello?
Sono legato a questa figura dai tempi dell’università. Era un giovane come tanti che si ritrova suo malgrado al comando di un popolo allo stremo delle forze. Il suo mito è ancora attuale: rappresenta la libertà del popolo e la rivolta contro i soprusi del potere.
Hai scelto di girare nel Lazio invece che a Napoli. Perché?
Nel Lazio ho trovato le location più adatte, mentre i luoghi originali della storia hanno subito modifiche che li hanno resi fuori epoca per il film. Alcuni luoghi chiave sono stati ricostruiti: ad esempio l’osteria dove nasce la rivolta popolare è stata ricreata sull’Appia nuova. Il castello di Bracciano si è rivelato il punto ideale dove girare le scene dei saccheggi e delle defenestrazioni dei nobili.
Quali sono i momenti chiave del film?
Trale sequenze più intense c’è la rivolta della frutta a piazza Mercato. Poi l’arresto di Masaniello che sul lungomare grida: “Muoia il malgoverno!” e, verso la fine, il suo ingresso nella chiesa del Carmine alla ricerca dell’intercessione del cardinale e l’assassinio nel chiostro dei frati. Ma nel film Masaniello torna in vita e, cantando una filastrocca, racconta la vicenda che lo ha trasformato in eroe.
Il casting ti ha richiesto tanto tempo?
E’ stato davvero impegnativo. Ho scelto personalmente tutti gli attori: dai protagonisti fino all’ultimo figurante. Anna Galiena possiede tutto il fascino e la profondità della viceregina che gli storici hanno trascurato ma a cui ho restituito spessore. Anna Ammirati, napoletana come Sergio Assisi dà ha Bernardina una forza drammatica esplosiva.
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