ALESSANDRO D’ALATRI


Terza volta a Montreal per Alessandro D’Alatri. Nel 1994 partecipò al Festival des films du Monde con Senza pelle, nel 2002 con Casomai conquistò il premio della Giuria Ecumenica e poi il pubblico canadese, quest’anno torna nell’impegnativo ruolo di giurato che già ricoprì a Locarno nel 2000.

Ormai conosci bene il Festival di Montreal. Che accoglienza riserva al cinema italiano?
Nei miei confronti ho sempre avvertito un grande affetto. Più in generale, c’è una ricezione calda, attenzione e stima come confermano la vittoria di Cristina Comencini lo scorso anno e la selezione di quest’anno. In Canada il nostro cinema piace perché fin dal neorealismo facciamo un cinema che mette al centro l’individuo, i comportamenti, gli esseri umani con una delicatezza di tocco che spesso manca nella dimensione spettacolare del cinema americano. Questo atteggiamento favorevole non è una novità, semmai l’inversione di tendenza c’è in Italia, tra gli addetti ai lavori e il pubblico.

Un commento sulla selezione italiana?
No comment. Al di là dei campanilismi, in bocca al lupo ai nostri film.

Lavori ad un nuovo film. Di che si tratta?
La febbre racconterà l’ingresso di un giovane tra il 25 e i 28 anni nel mondo del lavoro. Più che la dimensione quantitativa del mercato, indagherò la qualità di occupazioni che spesso assorbono quasi tutto il tempo delle persone. Ma la tanto celebrata produttività non tiene conto della vita. Sarà un film complesso, ma i toni divertenti non mancheranno.

I tempi della lavorazione?
Sto chiudendo la sceneggiatura cominciata circa un anno fa. Al ritorno da Montreal comincerò il casting e la ricerca delle locations in una città del centro Italia poco raccontata in cui si mescolano caratteristiche del nord e del sud. Le riprese sono previste per l’inizio del 2004. Il produttore sarà ancora Marco Valsania a cui mi unisce un ‘matrimonio’ che va avanti da 11 anni.

autore
11 Agosto 2003

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