Si moltiplicano a dismisura le voci del mondo del cinema, della politica, dello sport che ricordano Alberto Sordi.
Tra queste abbiamo sollecitato e raccolto quella di Alberto Abruzzese, professore di sociologia delle comunicazioni di massa, uno tra i più importanti studiosi italiani di vecchi e nuovi media, dal cinema alla rete.
“Alberto Sordi è un personaggio talmente presente nel cinema e nell’immaginario italiano che su di lui è stato detto quasi tutto” esordisce il professore all’inizio refrattario a tuffarsi nell’ondata dei commenti.
“L’unico elemento su cui vale la pena discutere è che forse il modello da lui interpretato non corrisponde più all’immaginario contemporaneo. Ormai, da almeno 10 anni lo apprezzavamo per quello che è stato nel passato” attacca con piglio critico. E spiega: “C’è una profonda differenza tra il primo Sordi, quello più propenso alla trasgressione nonostante fosse estremamente legato alla ‘parrocchietta’, e quello successivo che, pur dando prova di grandi doti interpretative, attraverso la stabilizzazione della figura dell’italiano medio, si era fatto espressione della monocultura dominante”.
Poi sottolinea: “Sordi era uno splendido comico se messo nelle mani di un grande regista ma quando passava dietro la macchina da presa i risultati lasciavano a desiderare. Descriveva un mondo culturalmente povero”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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