CANNES – Juliette Binoche ha presieduto la Giuria del Concorso 2025 del Festival di Cannes e nell’incontro a margine della cerimonia di chiusura ha raccontato di essersi sentita “come se stessimo scalando insieme la montagna dell’ascolto. Ho la sensazione che ci siamo ascoltati davvero a vicenda, siamo cresciuti insieme, non solo nel cinema, ma anche nella nostra sensibilità artistica. Con il cinema portiamo una parte di umanità e ci sentiamo responsabili. Durante questi 11 giorni, guardando i film, ho avuto la sensazione che fossimo tutti ancorati al desiderio di sollevarci e difendere una verità che sentiamo. Siamo cambiati strada facendo, ci siamo convinti a vicenda. Ci sono stati momenti di transizione, come durante un parto: devi trovare il buco per uscire, ma penso che siamo stati tutti ostetriche l’una per l’altra/o e ci siamo aiutati a vicenda nel cercare di trovare il miglior risultato possibile”.
La Giuria della 78ma edizione del Festival era composta da Payal Kapadia, Leila Slimani, Dieudo Hamadi, Hong Sang-soo, Carlos Reygadas, oltre che da Halle Berry, Jeremy Strong e la nostra Alba Rohrwacher.
L’attrice italiana, anche lei riflettendo sull’esperienza complessiva, ha commentato che “abbiamo avuto l’opportunità di essere i primi spettatori della nascita di questi film. Io tengo strette le otto persone con cui sono diventata incredibilmente, incredibilmente vicina. Grazie al cinema ci siamo incontrati in un luogo molto profondo, molto speciale, molto reale: questa è stata la cosa incredibile e magica che mi è successa. Un’altra via è possibile e il cinema ce la mostra”.
Mentre l’americana Berry racconta di “essere cresciuta un po’ grazie a questa esperienza, per tutta la diversità presente e ancora qui stasera, ascoltando i modi in cui tutti noi affrontiamo il cinema, che sono molto diversi: ho imparato molto da questo. La bellezza della Costa Azzurra mi accompagna sempre, e credo che abbiamo stretto amicizie durature, con persone con cui so che parleremo ancora e ancora e ancora”.
Per il collega Strong, stasera – appena dopo la cerimonia di chiusura – “sembra passata una vita da quando ci siamo seduti insieme per incontrarci, e questi 11 giorni sono stati pieni di vita e bellezza; mi sento immensamente ispirato da ciò che ho visto qui. Sì, è stato rinvigorente, e questa sorta di sintesi del lavoro mi ispira tantissimo, la porterò con me. E’ stata un’esperienza meravigliosa, un’esperienza di grande unione, anche piuttosto comica grazie allo champagne”.
È ancora Binoche a parlare, spendendo parole profuse per Jafar Panahi e per il suo Un simple accident, Palma d’oro 2025: “Questo film è un gesto artistico e umano e, di conseguenza, anche politico, poiché è ambientato in un Paese politicamente complicato. E così, vedendo il film, ho avuto la prova lampante che si tratti di un film che nasce da un sentimento di resistenza, da un sentimento di sopravvivenza, assolutamente necessario oggi. Per questo motivo ci è sembrato importante posizionarlo il più in alto possibile. Sono molto commossa perché quindici anni fa Jafar Panahi era in prigione e, dopo la cerimonia finale, tre giorni dopo, il governo iraniano decise di liberarlo. È stato davvero toccante poter celebrare questo stasera, con lui e con il suo team, perché l’arte vincerà sempre, l’umanità vincerà sempre. Il bisogno creativo che è in noi può trasformare mondi, trasformare situazioni con cui è umanamente impossibile convivere, io ci credo molto e spero che continuiamo a ispirare il mondo e a parlare delle persone che non possono parlare. Siamo in un mondo di vendetta, un mondo crudele, violento e spietato, e questo film è un’opportunità per chi ha vissuto in prigione, chi ha subito violenza nella sua vita. Per me è un film di folle speranza e folle necessità. Siamo stati abbastanza fortunati da avere questo film in Concorso, così abbiamo potuto parlarne al mondo. Dobbiamo cambiare paradigma, dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere le cose: per il momento siamo nel fango della violenza, nel fango dell’inumano, ma vogliamo dire che ci siano altre possibilità”.
Sempre lei, Binoche, spiega anche la scelta dello Spécial Prix al film cinese, Résurrection di Bi Gan: “era mio desiderio, come presidente, avere la possibilità di proporre cose, a cui la Giuria poteva dire ‘sì’ o ‘no’. Questo era come un film sugli UFO, di grande invenzione, qualcosa che fa parte dell’onirismo dei registi. Era così diverso, mi ha davvero lasciata senza parole a livello visivo, l’ho trovato straordinario. E così l’intera Giuria ha voluto sostenere questa idea di un Premio Speciale. È un film poetico, che mi ha davvero toccata”.
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