L’inconscio è la cosa più misteriosa del mondo. Uno spazio a metà tra il fisico e lo spirituale che non smetteremo mai di indagare. Con Al progredire della notte, il regista Davide Montecchi prova a scavare in questo luogo misterioso e ricco d’inquietudine. Il film horror in uscite nelle sale il 23 gennaio dopo un’anteprima a Rimini il 21 e il 22 gennaio è interpretato da Lilly Englert, Lucia Vasini, Pier Sandro Freglio e Ioana Laura Jitariuc, ed è prodotto da Meclimone Produzioni Cinematografiche e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission.
Il film ci fa seguire la storia della giovane Claudia, aspirante attrice italo-britannica che si trova ad essere ospitata da un’anziana signora nella sua isolata casa di campagna. La ragazza vuole partecipare a un corso di sopravvivenza promosso dal suo attuale compagno, una specie di santone che sembra manipolarla, ma resterà invischiata dai terribili misteri che si nascondono nei meandri della villa e nel passato della donna. Ambientato durante lo scorrere di una singola notte, il film vuole rappresentare un viaggio di formazione di una giovane e insicura ragazza, chiamata a diventare donna, non più succube delle persone che la circondano.
In particolare, Davide Montecchi vuole provare a scavare nella relazione madre e figlia. Il rapporto conflittuale tra Claudia e sua madre, una donna ansiosa e possessiva, viene enfatizzato dalla presenza dell’anziana e inquietante proprietaria di casa, interpretata con sapienza da Lucia Vasini, capace di alternare espressioni caritatevoli a sorrisi dall’enfasi disturbante. Dopo una prima parte dal ritmo dilatato, in cui l’enfasi orrorifica, tra vaghe citazioni cronenberghiane, viene affidata agli esperimenti di “metafonia” compiuti dalle due protagoniste, la seconda parte esplode con tutte le sue valenze thriller-horror, portando alle estreme conseguenze il ruolo di Claudia in quanto figlia e futura madre.
La scelta più interessante nella costruzione stilistica di Al progredire della notte è stata quella di far riflettere nella messa in scena la tematica dell’insondabilità della psiche. Già dalla prima lunga sequenza introduttiva la protagonista è accolta dalla desolazione metafisica di una città avvolta dalla nebbia, una via di mezzo tra gli scenari di De Chirico e di Silent Hill. “Una grande fonte di ispirazione è derivata dall’esplorazione di alcune tendenze estetiche molto popolari tra i giovani, in particolare quelle legate ai cosiddetti ‘spazi liminali’. – dichiara il regista nelle note di regia – Questa tendenza estetica, che ha preso piede nei primi anni del 2020, è diventata protagonista di un vero e proprio fenomeno virale su internet”.
Questi “spazi liminali” sono luoghi di transito che grazie alla loro desolazione creano sensazioni disturbanti e di inquieta nostalgia. Nel film vengono prima messi in scena fisicamente nella stazione e nelle strade della città, e poi diventano luoghi sospesi tra incubo e realtà che accolgono la trasformazione della protagonista. “Durante il racconto, Claudia si troverà intrappolata proprio in uno di questi misteriosi ‘spazi liminali’ – continua Montecchi – Ecco quindi che la nostra semplice fiaba paurosa si è via via stratificata, diventando una fosca storia di crescita venata da molteplici influenze, un racconto pauroso attraverso cui Claudia, la protagonista timida e insicura, impara ad allontanarsi dall’influenza negativa di sua madre, una donna eccessivamente ansiosa che le impedisce di vivere fino in fondo la sua vita”.
Al progredire della notte, pur soffrendo della evidente necessità produttiva di dilatare certe situazioni, regala alcune sequenze dirette con consapevolezza da un regista che, alla sua opera seconda, non ha l’interesse di realizzare un canonico film dell’orrore, ma di sperimentare fondendo la tradizione del “gotico padano” al “rinnovato interesse per lo spiritismo che si può osservare sulle principali piattaforme social”. Antico e moderno, uniti dal filo del mistero che abita le nostre anime. Un esperimento che va esattamente nella direzione di ciò che ogni buon film di genere dovrebbe provare a fare.
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