VENEZIA – Nel gruppo di lavoro, composto dalle menti scientifiche più straordinarie dell’epoca, che ha creato la bomba atomica, il progetto Manhattan c’era un ragazzo brillante di appena 18 anni. Era uno studente di Harvard, si chiamava Ted Hall e ben presto decise di diventare una spia sovietica. A compassionate spy è il documentario che ne ripercorre la vita e la morte. Presentato fuori concorso alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia, il film diretto da Steve James si nutre principalmente del racconto e della voce di Joan Hall, moglie di Ted per oltre 50 anni, fino alla morte di lui avvenuta nel 1999.
Joan è indubbiamente la vera protagonista del documentario, permettendoci di entrare nei dettagli che convinsero il marito a compiere una scelta che ebbe ripercussioni sulla storia geopolitica del mondo intero, soprattutto per la definizione della guerra fredda tra USA e URSS. Al racconto di Joan si alternano le immagini ricostruite con attori che ripercorrono i momenti cruciali del racconto. “Non volevamo soltanto prendere una scena e rappresentarla come un film narrativo, – spiega il regista – volevamo che fosse radicato dalle voci dei veri protagonisti. Volevo che ci fosse una realtà, non volevo che si pensasse che ci stavamo prendendo delle libertà, tutto doveva essere credibile. Adoro come Joan racconta le storie”.
Ma non è tutto, a impreziosire il documentario c’è il volto dello stesso Ted, in età matura, che racconta la propria storia. “È stata una scoperta sorprendete trovare questo materiale che Joan conservava. – racconta James – Queste 4 interviste. Tra cui un’intervista di tre ore della BBC, di cui sono stati pubblicati solo 30 secondi. Ted e Joan hanno tenuto una copia per le generazioni successive. Ci hanno permesso di condividere la figura di Ted nonostante fosse morto da un po’. Nel film è chiaro che man mano che diventava meno ingenuo rispetto all’URSS, iniziava a farsi qualche domanda, ma non ha mai dubitato della bontà del suo gesto. Non lo ha fatto per denaro, lo ha fatto per le ragioni giuste, non si può dubitare di questo. Ted odiava il fatto di dovere mentire su quello che aveva fatto perché lo aveva fatto per le ragioni giuste”.
Le motivazioni che spinsero Ted a diventare una spia furono, a prescindere dagli effetti che provocarono, spinti da una lucida consapevolezza: quella potenza devastante che aveva visto detonare nei primi test della bomba sarebbe stato pericolosissimo nel monopolio di una sola potenza come gli USA. Ted sapeva, insomma, che un potere così grande avrebbe potuto corrompere qualsiasi governante, anche il più democratico, figuriamoci un’amministrazione che aveva usato la bomba contro uno stato, il Giappone, che era ormai prossimo alla resa.
Nel film viene ripercorsa tutta la vita di Ted e Joan, non solo il periodo della guerra. La donna, ormai 94enne, ci racconta con dovizia di particolari, la loro fuga in Gran Bretagna per sfuggire alle indagini del FBI, il lavoro straordinario del marito come ricercatore scientifico, e poi ancora la vita familiare, l’orribile esecuzione capitale dei coniugi Rosenberg, una coppia di spie proprio come loro, e infine la confessione del marito, avvenuta dopo la diagnosi di un cancro terminale. “Joan lo aveva sempre fermato da rivelare quanto aveva fatto. – conclude il regista – Lo ha protetto. Il bello del film è che si vede questa coppia molto affiatata. La storia di Ted, dal punto di vista geopolitico è straordinaria, ma quello che ha incoraggiato me a fare questo film non è stato il fatto che volevo raccontare le sue azioni, ma l’amore tra lui e Joan. È molto commovente. Joan da ragazza voleva godere della sua libertà, ma ha conosciuto Ted e ha capito che non sarebbe successo. Lo ha spostato da giovane e sono rimasti assieme fino alla morte”.
In questa lunghissima avventura che è stata la vita dei coniugi Hall, ciò che resta è senz’altro lo spirito di due persone che credevano in un mondo migliore e che hanno sfruttato il profondo amore reciproco per provare a realizzarlo.
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