Il numero 63 della rivista bimestrale 8 ½ – Numeri, Visioni, Prospettive del Cinema Italiano nell’uscita di luglio 2022 – anche scaricabile gratuitamente su www-8-mezzo.it –, nell’anno del decennale della nascita della rivista, prosegue con i consueti approfondimenti e dedica la neonata copertina a interrogarsi su come e quanto il tema del lavoro, caldo e attualissimo nella società, sia soggetto d’interesse della narrazione cinematografica del nostro Paese.
L’Editoriale del direttore Gianni Canova apre usando come spunto la recente serie Esterno Notte di Marco Bellocchio per domandare: “Non avete la sensazione che anche un po’ tutti noi – intendo tutto il ‘sistema cinema’ italiano – stiamo scontando un deficit di fantasia e di immaginazione? … Se non vogliamo che le sale cinematografiche siano le fruste da calesse del nostro tempo, costrette a chiudere con l’avvento delle piattaforme digitali, dobbiamo davvero cominciare a nutrire con nuove proteine la nostra fantasia”.
Ma gli interrogativi di Canova non finiscono qui, infatti, aprendo la sezione Scenari, quindi introducendo al tema cardine dell’uscita, quello del lavoro nella società post-industriale appunto, riflette e domanda: “da qualche anno a questa parte, a differenza di quanto accade in altri Paesi a noi vicini, il lavoro sembra essere uscito dall’area di interesse di autori, registi, sceneggiatori e produttori. Perché?”.
Un “perché a cui si cerca di rispondere nelle pagine che seguono, anche con punti di vista specialistici, come quello sociologico: Francesco Seghezzi analizza il focus del numero. Come strillato in apertura di sezione, non può mancare un confronto con il cinema europeo, in alcune aree particolarmente vivo sul tema “lavoro”: lo indaga Cristiana Paternò approfondendo le nuove forme del lavoro e della lotta di classe nel cinema francofono; e, subito a seguire, l’articolo di Emanuela Martini, Il graffio del disorientamento, dedicato al cinema britannico. Una panoramica – dalla fabbrica al terziario nel cinema dagli Anni ’60 alla fine del Novecento – quella di Stefano Locati; cui segue Caterina Taricano che scrive della fine della centralità della fabbrica e della globalizzazione nel cinema degli ultimi vent’anni: “tutto cominciò nel 1980 con la marcia dei 40mila” e il caso Fiat-Nam. Rocco Moccagatta, ricorrendo al popolare “Lavoratoriiiii?” e chiamando in causa Leo Longanesi, riflette su come una società fondata sul lavoro non desideri vedersi raccontare il lavoro quando va al cinema. Gian Luca Pisacane, poi, raccoglie quattro voci di autori che nel cinema italiano sono portabandiera del soggetto del lavoro: Gianni Amelio, Francesca Comencini, Wilma Labate, Daniele Vicari. Mentre Maurizio Di Rienzo si concentra sul Cinema del Reale e sulle storie raccontate in particolare tra il 2018 e il 2021. Sono poi quattro critici – Paola Casella, Gabriella Gallozzi, Paolo Mereghetti, Lorenzo Marmo – a fornire la propria analisi sulla difficoltà del cinema italiano contemporaneo a raccontare il lavoro. Conclude la sezione l’appuntamento con il sondaggio di Alice Bonetti, che chiede a 50 lettori quale sia il più bel film italiano sul tema: vertice del podio per Tutta la vita davanti di Virzì.
La prima delle due rubriche nate quest’anno, Sui Generis, in questo numero spalanca una finestra sul Melò, e torna il Direttore Editoriale con la sua introduzione, anche qui stimolata da una questione a più facce: “che ne è del Melò nel cinema italiano dei giorni nostri? … Quali sono i nuovi autori che riescono a commuovere il pubblico con le loro storie d’amore impossibili?”. Enrico Magrelli, a seguire, si concentra sul genere nel decennio tra il 1949 e il ’59; mentre Lucia Cardone ci propone una mappa del Melò da Elvira Notari a Un posto al sole; e Andrea Guglielmino arriva all’oggi, con il Melò contemporaneo. Sono poi altri quattro autori del nostro cinema, Edoardo De Angelis, Paola Randi, Marco Simon Puccioni, Costanza Quatriglio, a raccontare a Michela Greco come si siano misurati personalmente col Melodramma cinematografico. Ma “qual è l’impatto di questo genere sul botteghino?”: Elda Ferri, Roberto Proia, Riccardo Tozzi raccontano la propria esperienza a Franco Montini.
La rubrica Cinema e Istituzioni in questo numero fa tappa nella Capitale, alla Festa del Cinema di Roma, che dall’edizione 2022 vanta nuovi vertici: l’intervista a Gian Luca Farinelli – da inizio marzo presidente della Fondazione Cinema per Roma – è di Stefano Stefanutto Rosa; quella a Paola Malanga – direttrice della Festa – a cura di Nicole Bianchi.
Reprint riprende un pezzo del critico Mario Verdone, analizzato da Andrea Mariani. Il Racconto, invece, è ispirato a Favolacce dei gemelli D’Innocenzo, ed è scritto da Celeste Trionfo Fineo.
Nel ricorrere dei 50 anni dal debutto di un film, la sezione Anniversari approfondisce per luglio Non si sevizia un paperino, per cui Andrea Guglielmino ha intervistato Barbara Bouchet e Florinda Bolkan, oltre alla figlia del regista, Antonella Fulci; mentre Alberto Crespi ha ripercorso la vicenda de La cagna di Marco Ferreri. La sezione è sempre accompagnata dal contributo fotografico delle immagini fornite dalla Cineteca Nazionale.
In un anno di compleanni centenari importanti, 8 ½ dedica un espresso approfondimento a quello di Carlo Lizzani e alla sua opera, lui è stato un “autore aperto generosamente alle possibilità e anche agli errori” scrive Alberto Anile. Lo stesso regista viene anche omaggiato, nelle pagine a seguire, nella sezione Geografie: Un romano a Milano di Nicole Bianchi.
La rubrica Cinema e Musica porta la firma di Pasquale Catalano per Da Marilyn a Gloria Dasmond, quando il cinema va all’Opera; cui segue l’appuntamento fisso con le tavole di Cinema e Fumetto a cura di Bugs Comics; mentre, per CineGourmet, Andrea Gropplero di Troppenburg raccoglie “la ricetta” di Felice Farina.
Scanner – sezione curata dalla DG Cinema del MiC – in questo numero si focalizza sulla produzione di fiction in Europa tra pandemia e nuove tendenze: ne parlano Rossella Gaudio, Iole Maria Giannattasio, Monica Sardelli e Bruno Zambardino.
La Lituania è il Paese alla cui cinematografia è dedicato il Focus di Luca Ferrando, con il contributo critico di Davide Abbatescianni.
La sezione Cinema Espanso apre con la mostra che il Museo del Cinema di Torino dedica a Dario Argento, come racconta Sara Colombini; mentre Vittorio Gassman è protagonista di un’altra mostra, itinerante per il mondo, che vede coinvolto anche l’Archivio Luce Cinecittà. La videoarte e il cinema d’artista nel doppio allestimento tra il Palazzo delle Esposizioni e la GAM di Roma, raccontati da Nicole Bianchi. Poi, La mente è un luogo appartato di Davide Mazzocco è la straordinaria autobiografia romanzata di un attore immaginario, come scrive Gianni Canova. Mentre Diego Abatantuono è autore del romanzo Si potrebbe andare tutti al mio funerale, raccontato da Hilary Tiscione.
La seconda rubrica che 8 ½ ha visto nascere nel 2022, La prima volta, in questa uscita intervista Giuseppe Piccioni sulla sua opera d’esordio, Il Grande Blek: l’approfondimento è di Cristiana Paternò.
C’è spazio per il cinema nel Metaverso? intitola Internet e Nuovi Consumi di Carmen Diotaiuti.
Altra sezione, altra domanda: “Perché in Italia le persone faticano a tornare al cinema dopo la pandemia?” si chiede Punti di Vista, qui curata da Pedro Armocida.
La Constellaction! di Simon&theStar dedica, infine, l’oroscopo al Leone rappresentato dal personaggio di Brancaleone da Norcia e alla Vergine del Furio di Bianco, Rosso e Verdone.
Il videoeditoriale di Gianni Canova accompagna anche l’uscita estiva della rivista: guarda il video.
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Prodotta da Cinecittà con l’Academy Museum of Motion Pictures, si terrà dal 7 al 30 novembre per rendere omaggio alla star italiana in occasione del suo 90° compleanno