“La gente continua a chiedere ‘Quando farete Ritorno al Futuro 4?’ e noi rispondiamo semplicemente Vaffanculo!”
Così Bob Gale, che ha sempre affiancato Robert Zemeckis nella sceneggiatura e nella produzione dell’intera trilogia di Ritorno al Futuro, ha recentemente dichiarato durante i Saturn Awards, dopo aver ricevuto il George Pal Memorial Award.
Niente sequel, dunque, forse un musical cinematografico – la versione teatrale esiste da un po’ – e a quanto pare nemmeno un remake o un reboot vero e proprio per il film che ha consacrato Michael J. Fox uscito in sala negli USA esattamente 40 anni fa.
L’impatto fu davvero enorme. Basti pensare che il protagonista del film a tema licantropico Voglia di vincere, girato da Fox prima del film di Zemeckis, che si chiamava Scott, fu in Italia ribattezzato Marty per associarlo al Marty McFly di Back to the Future.
E pensare che al suo posto doveva esserci Eric Stoltz, sostituito a riprese già iniziate perché regista e sceneggiatore non erano convinti della sua prestazione.
Uno dei pochi franchise anni ’80 – estremamente rappresentativo di quell’epoca – a rimanere integro e a non aver generato reiterazioni nostalgiche, al contrario, ad esempio, di Indiana Jones, Terminator e Star Wars.
Il film lo conoscono tutti, così come i due sequel girati back-to-back, anticipazione di uno standard produttivo poi utilizzato, ad esempio, anche per Il signore degli anelli e i Matrix numero 2 e 3, ma anche il recente 28 anni dopo, in sala in questi giorni, diviso in due parti realizzate più o meno in contemporanea.
E non vale la pena soffermarsi su quello che conoscono tutti.
Piuttosto, celebriamo passando in rassegna una serie di estensioni del franchise poco note, almeno in Italia. Partendo dalla serie animata, in onda tra il 1991 e il 1992, poco dopo l’uscita del terzo film della saga.
La serie ha un tono ancora più leggero rispetto ai film e adatto a un pubblico giovane. Ogni episodio è una nuova avventura nel tempo, con Doc, i suoi figli e spesso Marty – come “special guest” – che viaggiano in varie epoche storiche (passato, futuro, preistoria, Medioevo, ecc.) per risolvere problemi o imparare lezioni morali e scientifiche.
Ogni episodio inizia e termina con un breve segmento live-action in cui Christopher Lloyd (il vero Doc) introduce la puntata con una dimostrazione scientifica — spesso affiancato da Bill Nye, che diventerà poi famoso con il suo programma Bill Nye the Science Guy.
Indimenticabile, poi, per quelli che hanno avuto la fortuna di provarla Back to the Future: The Ride, attrazione di tipo motion simulator presente nei parchi Universal Studios tra il 1991 e il 2016. L’esperienza metteva i visitatori nei panni di passeggeri a bordo di una DeLorean modificata per accogliere otto persone, impegnate in un inseguimento temporale contro Biff Tannen, attraverso epoche diverse. Il tutto si svolgeva all’interno di una grande cupola IMAX in cui veniva proiettato un filmato di circa quattro minuti e mezzo. I visitatori, seduti nella DeLorean, venivano mossi da una piattaforma idraulica che simulava i movimenti del volo attraverso il tempo. L’inseguimento toccava ambientazioni futuristiche, preistoriche – si veniva anche inseguiti da un Tirannosauro – e altre epoche, con l’obiettivo di fermare il villain Biff e ristabilire l’equilibrio temporale. Anche in questo caso, Lloyd riprendeva il ruolo di Doc Brown in segmenti video girati appositamente per l’attrazione, così come Thomas F. Wilson tornava in quello di Biff.
Dal punto di vista tecnico e tematico, l’attrazione rappresentava uno dei primi esempi di simulatore cinematografico integrato in una narrazione coerente con una grande IP. Tuttavia, con il passare degli anni e l’arrivo di franchise più recenti, Universal decise di rimpiazzarla: nel 2008 fu sostituita da The Simpsons Ride in Florida e California, mentre in Giappone lasciò spazio a Despicable Me: Minion Mayhem.
Sebbene oggi non sia più in funzione, è ricordata come una delle attrazioni simbolo degli anni ’90 nei parchi a tema Universal, e spesso imitata, come nel caso di We are back – Kids from the future del parco italiano Movieland, una sorta di sequel apocrifo che gioca molto sull’ambiguità per restituire un sentito omaggio.
Nel corso degli anni, la saga ha ispirato numerosi videogiochi, a partire dagli anni ’80. Tuttavia, la maggior parte dei titoli usciti in quel periodo – per piattaforme come NES, Amiga o DOS – offrivano esperienze piuttosto semplici e poco incisive in termini di arricchimento del comparto narrativo. Si trattava per lo più di platform a scorrimento o minigiochi, ispirati alle trame dei film di cui di solito accompagnavano l’uscita.
Un salto di qualità è arrivato solo nel 2010, quando la casa di sviluppo Telltale Games ha lanciato un progetto molto più ambizioso: Back to the Future: The Game. A differenza dei titoli precedenti, questo gioco si presentava come un vero e proprio seguito narrativo della trilogia, una sorta di “quarto film interattivo”.
La storia si svolge nel 1986, circa sei mesi dopo la fine del terzo film. Marty McFly scopre che la DeLorean è misteriosamente riapparsa, ma senza il suo conducente. Da lì inizia un nuovo viaggio temporale che lo porta nel 1931, dove incontra un Emmett Brown in versione studentesca e si trova coinvolto in una serie di eventi che minacciano il futuro della famiglia Brown e l’integrità del continuum spazio-temporale. La trama, articolata su cinque episodi, è stata sviluppata proprio con la collaborazione di Gale, garantendo aderenza e qualità.
Dal punto di vista tecnico e stilistico, il gioco rientra nella formula classica della Telltale: un’avventura grafica punta-e-clicca, con dialoghi interattivi, enigmi leggeri e una forte componente narrativa. Lloyd – ormai autentico testimonial della saga, soprattutto dopo che il Parkinson ha colpito duramente Michael J. Fox – doppia Doc Brown, mentre Marty è interpretato da AJ LoCascio, che riesce a imitare molto bene la voce Fox, il quale comunque appare in un breve cameo vocale nell’episodio finale.
Il gioco è stato inizialmente distribuito tra il 2010 e il 2011 su PC e Mac, e successivamente convertito per console come PlayStation 3, Wii e dispositivi mobili. Nel 2015 è uscita una versione rimasterizzata per PS4 e Xbox One, in occasione del 30° anniversario del primo film.
Gale è stato coinvolto anche nella scrittura dei fumetti dedicati alla saga, pubblicati a partire dal 2015 dalla casa editrice americana IDW Publishing. Supervisionando la linea narrativa e scrivendo in parte le sceneggiature, ha contribuito a garantire coerenza con lo spirito della trilogia originale, pur espandendo l’universo con storie inedite e linee temporali alternative.
La serie principale, semplicemente intitolata Back to the Future, ha esordito con racconti brevi che approfondiscono momenti non mostrati nei film, come il primo incontro tra Marty e Doc o le origini dell’Istituto di Tecnologia del Futuro. Con il tempo, la serie si è evoluta in veri e propri archi narrativi, sempre incentrati su paradossi temporali, versioni alternative dei personaggi e nuovi viaggi nel tempo.
Da questa linea si sono sviluppate anche alcune mini-serie parallele. Citizen Brown adatta in forma a fumetti la trama del videogioco sviluppato da Telltale, mentre Tales from the Time Train racconta cosa succede alla famiglia Brown dopo il terzo film, durante un viaggio nel tempo ambientato nel XIX secolo. Un’altra serie, Biff to the Future, si concentra invece sulla linea temporale distopica in cui Biff diventa ricco e potente grazie all’almanacco sportivo, offrendo un’espansione della realtà alternativa mostrata brevemente in Ritorno al Futuro – Parte II.
Né il videogioco né i fumetti sono considerati propriamente “canonici”, tuttavia la presenza di Gale ha fatto sì che i fan li apprezzassero molto e gli riservassero un posto speciale nel loro cuore.
Poi ci sono gli omaggi. I personaggi della serie animata Rick & Morty, presa in giro dei film di fantascienza, sono palesemente ispirati a Doc & Marty.
C’è un’infinità di spot pubblicitari e omaggi in cui Lloyd, e in misura minore, Fox riprendono i loro iconici ruoli, oppure omaggiano la saga.
Si ricordano in particolare quelli che pubblicizzano le scarpe Nike Mag, le famose “autoallaccianti” inventate proprio per Ritorno al Futuro – Parte II che, al contrario dell’hoverborad volante, sono diventate realtà.
Si ricorda in particolare Toyota “Fueled by the Future”, anch’esso realizzato nel 2015.
Lo spot è stato lanciato in occasione del Back to the Future Day (21 ottobre 2015), ovvero la data in cui Marty arriva nel futuro in Ritorno al Futuro – Parte II. In questo video, Fox e Lloyd si incontrano e discutono di quali tecnologie immaginate nel film siano diventate realtà. È un dialogo ironico e nostalgico, che ruota attorno alla Toyota Mirai, un’auto alimentata a idrogeno. Lo spot non è solo promozionale, ma anche celebrativo, e fa uso di riferimenti diretti alla trilogia. Il tema di quanto sia stata anticipatrice di mode e tendenze va sempre per la maggiore.
Nel medesimo anno, i due sono comparsi nei panni dei loro personaggi anche durante la trasmissione Jimmy Kimmel Live!
I fan comunque, sotto sotto, una forma di reprise la sognano. In rete è pieno di filmati realizzati dagli appassionati – specie oggi che Deepfake a Intelligenza Artificiale sono alla portata di tutti – che ipotizzano un quarto capitolo con casting immaginari: quotatissimi Tom Holland nei panni di Marty e Robert Downey Jr. in quelli di DOC.
E non sbagliando troppo, qualcuno ricordava che se un remake fosse stato realizzato nel 2021, un ipotetico Marty che andasse indietro di trent’anni, nel juke box del bar di Hill Valley, invece di Mister Sandman interpretata da The Chordettes, avrebbe potuto ascoltare Enter Sandman dei Metallica.
E magari suonare Blitzkrieg Bop dei Ramones al ballo dell’Incanto sotto al mare.
Un pezzo un po’ vecchio… dalle sue parti.
Dietro la macchina da presa, nel 1975, c’era un 27enne alle prime armi ma determinato che, dal romanzo di Peter Benchley, ha diretto un titolo culto: l’epifania del film – con testimonianze da Guillermo del Toro a George Lucas – viene raccontata nel doc Jaws @ 50: The Definitive Inside Story, che National Geographic porta su Disney+
Il film di Ron Howard è ancora uno dei più potenti esempi di cinema storico e spettacolare. Cosa lo rende speciale e 5 curiosità da non perdere: dalla passione di Tom Hanks per lo spazio alle scene girate sulla "Vomit Comet"
Le celebrazioni nascono dalla sinergia tra la direzione Cinema e Serie Tv diretta da Adriano De Maio e 01 Distribution con l’ad Paolo Del Brocco. Tra gli appuntamenti, anche Take25, podcast che fa incontrare content creator e grandi registi
I fuorisede più amati del cinema italiano tornano a bussare alla nostra memoria. Ecco cosa è cambiato dall'uscita del film d'esordio di Leonardo Pieraccioni