17:50 – Il melodramma militante di Chahine


Il caos di Youssef Chahine, ultimo film del concorso, è un melodramma in piena regola ma con forti accenti polemici nei confronti dell’autoritarismo e dei soprusi del potere.  “I miei connazionali, privi di educazione e mezzi di comunicazione, soffrono di una pesante repressione imposta dal potere. Come in tutte le autocrazie è il popolo che paga il prezzo più elevato. Le autorità minacciano la popolazione in nome della disciplina per soffocare ogni libertà”, dice il regista, che a 81 anni è un esponente di punta del cinema arabo, premiato a Cannes e Berlino, ma mai finora a Venezia. Un poliziotto senza scrupoli (che somiglia moltissimo a Lino Banfi) tiranneggia l’intero quartiere: pretende mazzette dai commercianti, ruba, tiene in carcere i dimostranti anche dopo che il giudice li ha scagionati, tortura i detenuti. Innamorato della giovane professoressa Nour, la molesta in tutti i modi, arrivando a rapirla e violentarla. Ma le donne del film di Chahine, tutt’altro che sottomesse o velate, tengono testa ai maschi e guidano la rivolta in piazza raddrizzando i torti e le ingiustizie e ottenendo alla fine anche l’amore dell’eroe maschile, un avvenente e integerrimo procuratore. Chahine è tuttora un militante attivo “contro l’arroganza di chi, giunto al potere, si crede Dio in terra”, partecipa a tutte le manifestazioni e sa come schivare le manganellate. Dichiara di riporre le sue speranze “nella forza delle donne, che sono più coraggiose, combattive e capaci di ribellarsi”, ma del resto si vede benissimo dal film, diretto a quattro mani con Khaled Youssef, suo assistente dal ’92, che ha ultimato da solo le riprese perché il cineasta si era gravemente ammalato nelle ultime settimane di lavorazione. A chi gli fa notare che Il caos ricorda molto certo cinema italiano degli anni ’50, Chahine risponde: “Quel cinema era bellissimo, abbiamo tutti attinto da lì, da Fellini, da Visconti, anche da Antonioni”. Poi si gira verso il produttore e dice, provocando le risate di tutta la platea: “E anche da quel regista grasso che mi venne a trovare a casa e mi insegnò a cucinare gli spaghetti con il timo o con l’origano. Come si chiama? Ah sì! Rossellini!”.

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07 Settembre 2007

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